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Bce, aumento tassi rinviato a tempi migliori

25/01/2019

Come spesso accade con la Banca Centrale Europea, le chiavi per comprendere al meglio la riunione di ieri si possono incontrare più facilmente nelle parole pronunciate dal governatore Mario Draghi rispetto alle decisioni adottate dal board dell’istituto.

La Bce non si è mossa di un millimetro rispetto a quanto delineato nell’ultima riunione del 2018, quando ha confermato la conclusione degli acquisti netti di titoli e limitò la misura solo ai titoli in scadenza già presenti nel proprio bilancio. Le parole pronunciate ieri pomeriggio da Draghi hanno invece evidenziato come sia molto difficile che si registri un incremento del costo del denaro nel corso del 2019.

Si tratta di una decisione prevedibile e ortodossa in presenza di una congiuntura instabile, che include una decelerazione dell’economia europea superiore alle attese e una moltiplicazione dei dubbi di natura economica e geopolitica. In siffatto panorama, risulta ragionevole che il primo rialzo dei tassi venga rinviato al 2020 (in attesa di condizioni più favorevoli all’adozione di tale decisione).

Draghi ha ricordato che attualmente il sistema finanziario è molto più solido e sano rispetto al passato. Con queste parole, il governatore ha raffreddato le attese per una nuova iniezione di liquidità per il sistema bancario mediante gli strumenti di finanziamento a lungo termine (LTRO).

Draghi ha confermato l’arrivo di una fase di debolezza per l’economia dell’eurozona e i rischi per il sentiment economico ascrivibili al contesto geopolitico e alle incertezze sulla soluzione del confronto sui dazi tra Stati Uniti e Cina. In tutti i casi, la Bce è pronta a supportare l’economia dell’area euro con le misure di politica monetaria a sua disposizione nel caso in cui la crescita mondiale dovesse segnare battute d’arresto nel corso dell’anno. Il governatore si mostra fiducioso nel raggiungimento del target inflation al 2% per il tasso d’inflazione dell’eurozona: la dinamica salariale e il supporto delle politiche monetarie saranno in grado di garantire il raggiungimento dell’obiettivo.

Anche secondo la maggior parte dei money manager, la probabilità che la Bce incrementi i tassi quest’anno è molto bassa. Al contrario, molti esperti sostengono che la Bce abbia maggiori probabilità di fornire sostegno all’economia attraverso l’emissione di una terza ondata di TLTRO (targeted longer-term refinancing operation), ovvero un’altra operazione di rifinanziamento più a lungo termine. Tali operazioni sono state menzionate nel corso della riunione, ma la Bce non ha ancora preso una decisione, probabilmente in attesa della prossima tornata di previsioni nella riunione di marzo.

Durante la conferenza stampa di ieri, il governatore ha sottolineato che –nonostante l’ampia dotazione di strumenti a disposizione della Bnaca Centrale- l’istituto non possa fare tutto da solo. Draghi ha affermato per l’ennesima volta che sono i Governi alla guida dei paesi membri dell’eurozona a dover delineare le politiche economiche più adeguate a proteggere l’area dai venti contrari alla crescita e alla stabilità.

Oltre all’impatto di una prospettiva più debole sulla politica monetaria, è probabile che gli investitori si interroghino presto su chi sostituirà Mario Draghi come Presidente alla fine dell’anno.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

draghi bce tassi recessione
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