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Fixed income: il ritorno del rendimento nel reddito fisso

Mentre l’azionario perde attrattiva, il mercato del reddito fisso è tornato a riconoscere agli investitori rendimenti interessanti. È quanto rilevano gli esperti, secondo cui i bond pubblici sono da preferire a quelli privati. Più probabile la recessione nell’Eurozona che negli Usa.

01/08/2022
due gestori studiano alcuni grafici
Andamento del reddito fisso

Il mercato del reddito fisso potrebbe avere svoltato, dopo che per molto tempo (e per tutto il 2021) non ha riservato soddisfazioni agli investitori. La buona notizia è che il fixed income dei mercati pubblici è tornato a generare valore. Ne è un esempio l’high yield statunitense che, entrato nel 2022 il 4,5% circa, oggi mostra un livello quasi raddoppiato. Finalmente, secondo Mark Dowding, chief investment officer di BlueBay AM, per gli investitori in grado di adottare un orizzonte di medio termine – tra cui dovrebbero esserci molti istituzionali – ci sono interessanti opportunità in questo mercato rispetto alla Borsa.

Il vistoso rimbalzo degli high yield Usa

Gli elevati rendimenti Usa (superiori al 7,5%) offrono oggi un certo valore, mente i tassi di default sono destinati ad aumentare un po', ma al momento sono incredibilmente bassi. Anche se il tasso di insolvenza dovesse raggiungere il 3%, secondo l’esperto aree come l’high yield e i mercati emergenti sarebbero in grado di offrire valore adottando una strategia di medio termine. Nel breve termine, invece, è più probabile che gli investitori valutino quando aggiungere più rischio ai loro portafogli. L’S&P e il NASDAQ sono scesi considerevolmente da un anno all’altro, ma entrambi sono ancora sostanzialmente sopra i livelli di fine 2019.

Nei mercati privati non seguire tutto ciò che luccica

Le prospettive per l’azionario potrebbero essere un po' difficili nel breve periodo e non è ancora il caso di fare il pieno di asset di rischio. Il mercato sta diventando leggermente ipervenduto. Probabilmente gli investitori potranno fare investimenti migliori aggiungendo un po' di rischio quando sarà il momento giusto che, secondo Dowding, sarà influenzato da quando la traiettoria dell'inflazione dirigerà nuovamente verso l’obiettivo della Fed. L’esperto, in contrasto con l’ottimismo sul fixed income pubblico, mostra più preoccupazione per i mercati privati in generale perché è probabile che gli investitori si trovino di fronte a società che stanno bruciando liquidità e che hanno bisogno di rifinanziarsi. Quando ciò accadrà, i ribassi materiali che ne deriveranno comprometteranno alcuni veicoli di private equity.

La politica della Fed già scontata dai mercati

Dowding apprezza il lavoro della Fed, i suoi sforzi per sostenere l’economia statunitense, la scelta di continuare ad aumentare i tassi fino a quando l’inflazione non scenderà sotto il 3%. La previsione è che questa tornerà a quel livello nel 2023 entro questo periodo. Se perseguirà questa strategia alla fine i tassi arriveranno attorno al 3,25% e questo, sottolinea l’esperto, è già ampiamente scontato dai mercati. Se questo scenario si realizzerà, l’economia e i mercati statunitensi probabilmente sperimenteranno un atterraggio piuttosto morbido. Al contempo, dovranno accadere altre cose, come un rallentamento della crescita, ma nel complesso Dowding ritiene che sia un risultato raggiungibile.

Una recessione è più probabile nell’Eurozona

C’è tuttavia uno scenario avverso: se l’inflazione rimarrà più elevata e il mercato del lavoro surriscaldato, l’inflazione core potrebbe rimanere bloccata intorno al 4%. Anche in questo caso è però prevedibile che la Fed utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per imbrigliare le tensioni nella giusta direzione, dato che nessuno vuole una recessione: ma se ce ne fosse bisogno, sintetizza Dowding, allora è meglio averne una piccola prima che una grande dopo. L’esperto, infatti, si dice piuttosto ottimista sul fatto che gli Usa eviteranno una vera e propria recessione, grazie soprattutto agli sforzi della Fed. La probabilità di una recessione USA nei prossimi 18 mesi è solo del 30%, nell’Eurozona è di oltre il 50%, mentre il Regno Unito è già in recessione.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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