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Italia: crescita bassa, inflazione sotto controllo nel 2025-27

L’inflazione secondo le stime di Banca d’Italia resterà bassa: 1,6 per cento nel 2025, 1,5 nel 2026 e 2 per cento nel 2027. Investimenti, anche se frenati dall’incertezza, saranno sostenuti dal PNRR e dai programmi della Transizione. Occupazione in crescita, ma rischi legati ai dazi.

23/04/2025
pila di monete e banconote, sullo sfondo bandiera italiana
Le prospettive macroeconomiche del nostro Paese

Il prossimo triennio riserverà al nostro Paese una crescita economica modesta ma resiliente, affiancata da un quadro inflativo sotto controllo, in un contesto internazionale caratterizzato da forti incertezze, soprattutto per quanto riguarda le politiche commerciali. È l’orizzonte 2025-2027 disegnato dagli esperti di Banca d’Italia nel rapporto sulle proiezioni economiche (basate sulle informazioni raccolte fino al 28 marzo scorso). Secondo il report, il Prodotto interno lordo italiano è atteso in crescita dello 0,6% nel 2025, dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027. Questa dinamica, seppur contenuta, rappresenta un miglioramento rispetto ai ritmi di espansione registrati nel 2024.

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Il contesto globale sfavorevole influisce sul Pil italiano

Tuttavia, queste stime risultano inferiori rispetto a quelle precedentemente elaborate dall’Eurosistema, a causa di un contesto globale diventato più sfavorevole, influenzato soprattutto dalle tensioni commerciali innescate dall’aumento dei dazi (sospeso per tre mesi) sulle importazioni annunciato dall’Amministrazione statunitense. L'effetto negativo cumulativo di questi dazi sul Pil italiano è stimato da Via Nazionale per il triennio in oltre mezzo punto percentuale. L’export è il comparto maggiormente colpito, in quanto frenato dal protezionismo statunitense e dalla possibilità – per ora non inclusa nelle previsioni – di contromisure da parte di altri attori internazionali, come l’Unione europea.

Il traino dei consumi delle famiglie italiane

A sostenere la crescita, prevedono gli economisti, saranno soprattutto i consumi delle famiglie, grazie a un recupero del potere d’acquisto favorito dal rallentamento dell’inflazione e da un miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro. Anche gli investimenti, seppur rallentati a seguito della fine degli incentivi all’edilizia residenziale e per l’incertezza globale, saranno sostenuti dai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e dai pacchetti di stimolo legati ai programmi Transizione 4.0 e 5.0. In particolare, le costruzioni si manterranno su livelli relativamente elevati grazie alla finalizzazione di progetti legati al PNRR.

Migliorano le condizioni di finanziamento

L’investimento in beni strumentali sarà influenzato negativamente dal clima di incertezza, parzialmente bilanciato dagli incentivi tecnologici. Le condizioni di finanziamento sono invece attese migliorare progressivamente con la discesa dei tassi. A favorire questa dinamica contribuirà il tasso di inflazione al consumo, previsto all’1,6% per quest’anno, all’1,5% per il prossimo e al 2% per il 2027. Quest’ultimo aumento, secondo Banca d’Italia, sarà in parte attribuibile all’avvio del nuovo sistema europeo di scambio delle quote di emissione (ETS2), che impatterà temporaneamente sui prezzi dell’energia. L’inflazione di fondo (ex voci più volatili come energia e alimentari), infatti, è stimata stabile sull’1,5% nei tre anni, grazie alla moderazione dei costi del lavoro e all’assorbimento delle pressioni sui margini di profitto.

Mercato del lavoro robusto, ma attenzione a effetto dazi

Per quanto riguarda l’occupazione, il mercato del lavoro manterrà un’evoluzione positiva. La creazione di posti crescerà a un ritmo leggermente inferiore a quello del PIL (circa 0,5% come media annua), mentre il tasso di disoccupazione è atteso scendere dal 6,6% dello scorso anno a circa 6% quest’anno, mantenendosi poi su questo livello nei due anni seguenti. Questo quadro, ribadiscono in Banca d’Italia, è soggetto a rischi elevati, principalmente legati all’evoluzione delle politiche commerciali globali. In particolare, l’eventuale adozione di misure ritorsive da parte di altri Paesi all’iniziativa Usa, unita a tensioni sui mercati finanziari, potrebbe peggiorare significativamente le prospettive macro, incidendo soprattutto su investimenti ed esportazioni.

Un aiuto da politiche fiscali espansive e spese di difesa

C’è però un aspetto che non va trascurato per quanto riguarda possibili contributi positivi per la crescita economica del Vecchio continente. Infatti, secondo gli esperti di Palazzo Koch, le politiche fiscali più espansive a livello europeo, anche in relazione all’aumento delle spese per la difesa, potrebbero infatti sostenere ulteriormente la crescita. Per contro, pressioni inflazionistiche aggiuntive potrebbero derivare da eventuali dazi europei in risposta a quelli imposti dagli Stati Uniti, mentre un deterioramento della domanda globale potrebbe avere effetti deflattivi. In conclusione, l’evoluzione delle tensioni tra Usa e resto del mondo rappresentano il principale fattore di vulnerabilità per lo scenario economico. Così, la capacità di attuazione del PNRR e la tenuta della fiducia degli operatori saranno determinanti per rafforzare la ripresa.

A cura di: Fernando Mancini

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