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Italia: crescita moderata nell’incertezza globale
I consumi interni crescono trainati da servizi e turismo, mentre calano i beni durevoli. I salari sono in crescita, ma il potere d’acquisto resta inferiore dell’8 per cento rispetto al 2021. Robusto il mercato del lavoro, mentre migliora anche il mercato del credito, con prestiti in aumento.

L’economia italiana, nonostante la politica statunitense dei dazi e un quadro internazionale instabile, continua a crescere, seppur lentamente. A trainarla, secondo il report di Prometeia, sono gli investimenti, il PNRR e un mercato del lavoro in buona salute. Nel dettaglio, nel primo trimestre il nostro Pil è cresciuto dello 0,3%, che si confronta col +0,2% registrato nell’ultimo quarto del 2024. Un risultato migliore delle attese, che acquisisce maggiore valore alla luce delle nuove tensioni commerciali con Usa. La crescita è stata sostenuta sia dalla domanda interna sia da quella esterna (rispettivamente 0,4 e 0,1 punti percentuali), con un contributo decisivo degli investimenti. Più limitato è stato invece l’apporto dei consumi delle famiglie (appena 0,1 pp). Le scorte, per contro, hanno avuto un impatto negativo.
Dazi Usa e incertezze sul commercio estero
L’introduzione di nuovi dazi statunitensi sulle esportazioni europee – che potrebbero far salire il tasso medio dal 2,2% al 16% – rappresenta un rischio concreto per il Paese perché molto dipendente dall’export. Anche se molte aziende hanno anticipato le esportazioni per evitare i rincari, l’incertezza – avvertono in Prometeia – resta alta: le scelte commerciali dell’Amministrazione Trump sembrano poco prevedibili e questo costringe le nostre imprese a continue revisioni di prezzi e strategie. Nel frattempo, il PNRR si conferma un pilastro della nostra crescita. Nel 2025, il suo contributo al Pil è stimato in 0,4 pp, mentre nel 2026 questo aiuto sarà lievemente inferiore. Intanto gli investimenti legati al piano, quelli soprattutto nel settore non residenziale, hanno già superato del 43% i livelli pre-pandemia. Il picco degli investimenti è atteso per il 2026, per poi diminuire gradualmente.
Consumi interni in ripresa, ma restano fragili
Tra gennaio e marzo i consumi interni sono cresciuti dello 0,2%, trainati dai servizi (+0,6%) e dal turismo. In calo invece la domanda di beni durevoli (-1,3%), dopo sei trimestri di crescita. Gli esperti prevedono un’accelerazione dei consumi nel corso dell’anno, sostenuta dalla stagione estiva e dalla fiducia crescente dei consumatori (favorita dall’aumento dei salari), anche se il potere d’acquisto è sempre lontano dai livelli pre-crisi. Per la precisione, nel privato i salari sono aumentati del 4,2% nei primi mesi del 2025, mentre nel pubblico la crescita è stata più contenuta (+1,9%). Il potere d’acquisto reale resta inferiore dell’8% rispetto a gennaio 2021, a causa dell’alta inflazione registrata negli anni passati. C’è una buona notizia, comunque, che riguarda l’inflazione: nel frattempo è scesa sotto il 2%, grazie soprattutto al calo dei prezzi dell’energia elettrica. Restano alti invece i prezzi dei prodotti alimentari freschi.
Lavoro: disoccupazione ai minimi storici
A sostenere la domanda dovrebbe contribuire anche il mercato del lavoro italiano, che anche nel primo trimestre dell’anno si è rivelato in piena forma: le ore lavorate sono aumentate e il tasso di disoccupazione è sceso al 6%, uno dei più bassi degli ultimi anni. Tuttavia, gli esperti di Prometeia prevedono che per il resto del 2025 la crescita economica sarà più veloce dell’aumento dell’occupazione, segno che le aziende stanno investendo in produttività. E in questo trovano conforto nel mercato del credito.
Il mercato del credito aiuta le famiglie e le imprese
Dopo un periodo di rallentamento, infatti, anche questa componente dà segnali positivi. A maggio 2025, i prestiti totali sono cresciuti dello 0,7% rispetto all’anno precedente, in netto miglioramento rispetto al -0,3% di fine 2024. Tuttavia, il dato resta sotto la media dell’Eurozona (+2,8%). Nel dettaglio, le famiglie hanno ottenuto 5,6 miliardi di euro in nuovi prestiti (+1,5% annuo), favorite dalla discesa dei tassi. Le imprese, invece, mostrano una ripresa più lenta: +1 miliardo nei primi 5 mesi dell’anno, con un tasso di crescita ancora negativo (-1,4%) ma in risalita.