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Lavoro: più occupati, ma anche più cassa integrazione
Le difficoltà toccano auto, con un aumento dell’85,8 per cento di Cig, metallurgia, meccanica e calzature, con picchi a Campobasso e in Piemonte. La sfida sarà trasformare la crescita occupazionale in posti stabili e meglio retribuiti, sfruttando i fondi PNRR per innovazione e transizione verde.
In Italia il mercato del lavoro ha due facce: da una parte cresce l’occupazione ma, dall’altra parte, è aumentato anche il ricorso delle aziende agli ammortizzatori sociali. Negli ultimi tre anni - secondo l’Ufficio studi della CGIA - il Paese ha guadagnato circa un milione di nuovi occupati. Ad agosto, per la precisazione, gli occupati ammontavano a 24,1 milioni, dopo il record storico del mese precedente (quando gli attivi erano 24,2 milioni). È un segnale positivo, che testimonia come il nostro mercato del lavoro continui a essere solido. Tuttavia, sottolineano gli analisti, non mancano le ombre: infatti, nello stesso tempo, aumenta la Cig, segno che molte imprese stanno sperimentando una fase critica.
Italia: cassa integrazione in aumento del 22%
Nel primo semestre le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 305,5 milioni, con un aumento di quasi 55 milioni di ore rispetto al 2024, pari a un aumento del 22%. Nel dettaglio, la Cig ordinaria è cresciuta del 7,3% e quella straordinaria addirittura del 46,4%, mentre la Cig in deroga è crollata del 70%. L’aumento della Cig straordinaria, secondo gli esperti, è particolarmente preoccupante perché indica gravi difficoltà strutturali in diversi settori, soprattutto nel manifatturiero. Non solo. Il mercato del lavoro italiano vive una dicotomia sempre marcata: crescono gli occupati, ma non i redditi. L’espansione dell’occupazione non si traduce infatti in un aumento della produttività né in un rialzo delle retribuzioni, che restano inferiori alla media europea.
Italia: più lavoro, ma stipendi fermi
Infatti, nonostante i buoni numeri dell’occupazione gli stipendi restano bassi. La crescita economica del Paese negli ultimi anni è rimasta sotto l’1%, mentre la produttività - in particolare nei servizi - non è migliorata in modo significativo. Tuttavia, non solo i salari in Italia restano sotto la media europea, ma il nostro mercato del lavoro denuncia anche un tasso di occupazione femminile tra i più bassi dell’Ue e giovani NEET (chi non studia e non lavora) ancora elevati. Per evitare una nuova crisi come quella che sta colpendo Germania e Francia, la CGIA suggerisce di utilizzare rapidamente e bene i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: oltre 100 miliardi ancora da spendere entro giugno 2026 per modernizzare il Paese e sostenere le imprese.
I settori più colpiti dalla Cig: auto, metallurgia e meccanica
Tra le industrie più in difficoltà spicca il settore dell’auto, che nel primo semestre 2025 ha registrato 22 milioni di ore di Cig straordinaria, +85,8% annuo. Seguono metallurgia (+56,7%), fabbricazione macchinari (+12,5%) e comparto calzature, che ha segnato un impressionante +144,3%. Questi quattro settori da soli rappresentano oltre la metà della Cig straordinaria concessa al manifatturiero. La situazione peggiore è a Campobasso, dove la Cig è aumentata del 1.255%. Il dato è legato soprattutto alla crisi dello stabilimento Stellantis di Termoli, e a quelle dell’intera filiera automobilistica. Seguono Cuneo (+347%), Asti (+289%) e Potenza (+280%). Pe contro, province come Oristano (-74%), Nuoro (-75,6%) e Crotone (-87,8%) mostrano un calo delle ore di Cig.
Cig: un Paese tra luci e ombre
Tra le macroaree del Paese, il Nord-Ovest - in particolare il Piemonte - è la zona più colpita, con un aumento in generale del 33,3% delle ore di cassa integrazione. L’Italia, dunque, secondo l’analisi della CGIA, vede sì più persone al lavoro, ma anche più imprese in difficoltà. La sfida dei prossimi mesi sarà trasformare la crescita occupazionale in posti stabili e ben retribuiti, sostenendo i settori in crisi e investendo con decisione nelle nuove tecnologie e nella transizione verde.
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