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Mercati: a quando il prossimo shock?

La riapertura della Cina e il calo dei prezzi energetici hanno generato l’ottimismo con cui i mercati hanno aperto il 2023. Nel frattempo, non sono mancati i dubbi circa una recessione negli Usa, con la Fed che dovrebbe continuare ad alzare i tassi perché non ha ancora domato l’inflazione.

28/04/2023
Lavagna piena di numeri e grafici
Analisi sulle prospettive dei mercati

All’inizio di quest’anno la recessione più telegrafata della storia sembrava inevitabile, alla luce del ritmo (il più veloce degli ultimi decenni) osservato dalle Banche centrali mondiali nel rialzare i tassi d’interesse. Il dubbio era la sua tempistica e, per questo, secondo Ritu Vohora, investment specialist, capital markets di T. Rowe Price, il primo trimestre per gli investitori è stato un viaggio sulle montagne russe, con la narrazione del mercato che ha oscillato tra le ipotesi rialziste e quelle ribassiste. Nonostante le rotazioni da brivido, l’indice MSCI AC World e l’S&P500 hanno chiuso il periodo in rialzo rispettivamente del 7,4% e del 7,5%. I Treasury Usa a marzo hanno registrato il più forte rally della storia e la volatilità dei tassi è salita al livello più alto dalla crisi finanziaria globale, con il rendimento a due anni che ha chiuso in calo di 40 punti base.

L’attesa di un taglio dei tassi è troppo ottimistica

L’anno, a dispetto dei timori di una possibile recessione, si è aperto dunque all’insegna dell’ottimismo, con la Cina che ha posto fine alla politica zero-Covid e grazie all’inverno mite in Europa che ha attutito le tensioni nel settore energetico. Sviluppi che, secondo l’esperta, hanno alimentato le speranze di uno scenario di un non atterraggio, tra dati economici solidi e una tendenza alla disinflazione in ripresa. I mercati hanno iniziato a prezzare un taglio dei tassi e la Borsa ha vissuto un’impennata di euforia. Sembrava tutto prematuro, visto che l’inflazione di febbraio (trend positivo), e i dati sul mercato del lavoro (molto solidi) hanno messo alla prova la narrativa rialzista. Gli investitori hanno così iniziato a rivalutare le aspettative di un rialzo dei tassi della Fed – un ulteriore inasprimento e un tasso finale più elevato – poiché l’inflazione vischiosa rischia di radicarsi.

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I primi effetti del rialzo dei tassi sul sistema bancario

I mercati, secondo Vohora, aspettavano che qualcosa si rompesse e il ritmo serrato dei rialzi dei tassi ha messo a nudo gli anelli deboli dell’economia. Il fallimento di Svb e il crac di Credit Suisse hanno provocato onde d’urto che si sono ripercosse a livello globale. In dieci giorni le attese sui tassi sono cambiate radicalmente. Anche se le Banche centrali hanno stabilizzato le turbolenze, agendo rapidamente e sfruttando gli strumenti a loro disposizione dopo la crisi finanziaria, dal back-stopping dei depositi ai finanziamenti di emergenza, non siamo ancora fuori dai guai. Secondo l’esperta, infatti, non sappiamo quale sarà il reale impatto delle turbolenze sull’economia reale. È probabile, aggiunge, che i mercati si ritroveranno in un limbo economico finché gli effetti non cominceranno a manifestarsi nei dati ufficiali, che di solito hanno un ritardo di alcuni trimestri.

La Fed in equilibrio tra inflazione e stabilità finanziaria

Quali sono gli effetti di una politica monetaria più rigida? Sicuramente le banche non sono più nel 2008: oggi sono meglio regolamentate e capitalizzate. Tuttavia, è probabile che lo stress le costringa a ridurre l’assunzione di rischi per salvaguardare i bilanci. È da sottolineare che le banche sono un fondamentale canale per l’economia e l’eventuale inasprimento degli standard di prestito si tradurrebbe in condizioni più rigide, con l’aumento dei costi di finanziamento per le aziende e ulteriore pressione sugli utili. Su questi punti le attese sono quindi peggiorate, con la liquidità che si è drasticamente ridotta. Il che si traduce in un probabile aumento della volatilità. La Fed, osserva Vohora, sta camminando su una corda tesa tra rischi persistenti di inflazione e stabilità finanziaria: ha il piede sia sul freno (rialzo dei tassi) sia sull’acceleratore (immissione di liquidità).

Come si presentano i mercati ribassisti

I mercati prevedono un allentamento delle condizioni del credito nella seconda metà del 2023: è una visione ottimistica poiché l’inflazione non è magicamente scomparsa. Le Banche centrali, dalla Fed alla Bce, alla BoE, al massimo potrebbero prendersi una pausa per legare le loro decisioni ai dati. Questo significa, dice l’esperta, che i tassi saranno probabilmente più alti più a lungo, anche se con un picco più basso. Col rischio di stabilità finanziaria solo apparentemente scongiurato, non è quindi il caso di essere compiacenti. I mercati ribassisti si presentano in genere in tre fasi: in primo luogo, uno shock dei tassi (i mercati si sono ampiamente riprezzati su questo punto), in uno shock degli utili o della crescita (come anticipato, sebbene gli utili siano stati troppo ottimistici, iniziano a contrarsi) e infine uno shock della liquidità (non abbiamo ancora avuto una capitolazione).

In conclusione, la diversificazione, l’attenzione alla qualità e ai fondamentali saranno importanti per navigare nelle oscillazioni del mercato e sfruttare le dislocazioni. La gestione del rischio di ribasso, evitando gli sconfitti, sarà - secondo Vohora - importante quanto il sostegno ai vincitori.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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