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Moda: uno dei principali motori dell’economia italiana

Il settore moda italiano ha raggiunto nel 2018 un valore complessivo di 71,7 miliardi di euro ed è in sensibile accelerazione. Alla fine del triennio 2019-2021, il suo giro d’affari dovrebbe salire a 80 miliardi di euro, così come dovrebbe crescere anche il suo peso nella composizione del Pil.

19/02/2020
valigia con vestiti e tablet
Il mercato della moda

Forte della spinta dell’export, il settore moda italiano ha raggiunto, nel 2018, un valore complessivo di 71,7 miliardi di euro e, a dispetto dei venti di crisi che hanno interessato altre attività industriali, in sensibile accelerazione rispetto agli anni più recenti: +3,4% sull’anno precedente, +22,5% sul 2014. Alla fine del triennio preso in esame, 2019-2021, il suo giro d’affari dovrebbe salire a 80 miliardi di euro, così come dovrebbe crescere in sintonia anche il suo peso nella composizione del Pil. È quanto emerge da un rapporto dedicato al comparto dall’Area studi di Mediobanca (con il contributo di Prometeia), sulla base di 173 aziende del Paese che vantano un fatturato superiore ai 100 milioni e dei principali gruppi europei del settore.

Il 72,2% del fatturato è realizzato all’estero

Quella registrata in Italia, riporta una nota, è “una crescita importante che ha avuto nel 2015 una notevole impennata (+9,4%) e che, nonostante abbia rallentato negli anni successivi, non è mai stata inferiore al +3,4% annuo”. Insieme al fatturato aggregato, è cresciuto anche il peso del comparto sul Pil (1,2%, contro l’1,1% del 2014) rispetto al quale la moda nell’ultimo quinquennio ha viaggiato ad una velocità quasi doppia. Bene anche gli utili che nel 2018 ammontano a 3,7 miliardi (+25,2% sul 2014). Buona parte del successo è legato alla sua capacità di penetrazione dei mercati mondiali: il 72,2% del fatturato del settore proviene, infatti, dall’estero, molto più dell’intero settore manifatturiero (58,3%) e con ancora una volta in testa l’occhialeria (89,6%).

Francia, Germania e Svizzera i principali mercati

Il punto è stato fatto da Giovanni da Pozzo, presidente di Promos Italia (agenzia sistema camerale per l’internazionalizzazione), secondo cui quello della moda “si conferma un settore trainante per l’export italiano: nei primi 9 mesi del 2019 il valore delle esportazioni nazionali ha raggiunto i 42 miliardi di euro”. Francia, Germania e Svizzera restano i mercati di riferimento per il fashion Made in Italy, ma stanno crescendo in maniera esponenziale anche Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti. Tra i prodotti, abbigliamento, calzature, borse e pelletteria hanno fatto segnare i tassi di crescita più significativi.

Il coronavirus condizionerà la prima parte dell’anno

“Il coronavirus purtroppo sta già avendo i primi effetti sugli scambi – ha aggiunto Da Pozzo - in particolare per le imprese attive con partner cinesi. La Cina è l'ottava destinazione dell'export del fashion italiano: con 1,7 miliardi pesa il 4% e cresce del 5% in un anno, numeri importanti che testimoniano l'importanza di contenere il più possibile le ricadute di questa emergenza per il business delle nostre imprese". Gli esperti per questo già mettono in conto un primo trimestre 2020 in salita e, con tutta probabilità, il condizionamento dell’intero primo semestre.

L’abbigliamento copre il 42,6% dei ricavi

Più nel dettaglio, secondo il report targato Mediobanca, tra i singoli comparti spicca l'abbigliamento, che da solo determina il 42,6% dei ricavi aggregati, seguito dalla pelletteria (23,1%) e dall’occhialeria (15,6%). In quanto a crescita media annua delle vendite, nel 2014-2018 si distingue, invece, la gioielleria (+10,9%) seguita dal comparto pelli, cuoio e calzature (+6,2%), dal tessile (+5,7%), dalla distribuzione (+4,9%), dall’abbigliamento (+4,5%) e dall’occhialeria (+3,7%).

Le mani straniere sul ‘made in Italy’ della moda

Capitolo a parte per la presenza di gruppi stranieri nella moda italiana: 70 delle 173 aziende prese in esame hanno infatti una proprietà straniera e in tutto controllano il 34,7% del fatturato aggregato (il 14,2% è francese, fra cui Lvmh e Kering, entrambe con il 5,4%). Notevole l’incremento rispetto al 2014 (quando i gruppi stranieri controllavano appena il 23,9% del giro d’affari), dovuto in gran parte alla velocità quasi 4 volte superiore a cui queste società sono cresciute rispetto a quelle a controllo italiano. Delle 173 aziende analizzate, sono solo 15 le quotate in Borsa e che, comunque, determinano ben il 29% del fatturato complessivo. La salute del settore moda trova conferma anche nella sua capacità di occupazione, con 45.300 nuovi addetti (+14,1% sul 2014 e +1,7% sul 2017).

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

francia germania svizzera export moda
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