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Usa: finito lo shutdown record, ma restano le incertezze
Negli Usa riprende la pubblicazione delle statistiche, ma con ritardi su occupazione e inflazione. Possibile picco tecnico della disoccupazione a ottobre. L’assenza di dati ha complicato le analisi della Fed, aumentando la probabilità, stimata al 50 per cento, di un taglio dei tassi a dicembre.
Il Governo federale statunitense, dopo 43 giorni di paralisi, ha riaperto i battenti. La legge approvata dalla Casa Bianca mette fine al più lungo shutdown della storia, consentendo la ripresa delle attività e il ritorno al lavoro di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici. Tutti riceveranno gli arretrati e, fino al 30 gennaio, non saranno consentiti nuovi licenziamenti. Ma la tregua potrebbe essere temporanea: entro quella data è previsto infatti un nuovo confronto politico sul bilancio federale. E, a oggi, le ripercussioni sociali ed economiche sono comunque già importanti: circa 750mila dipendenti pubblici coinvolti, una contrazione del Pil (del quarto trimestre) tra -0,7 e -1,4 punti percentuali, una perdita permanente dell’attività economica di quasi 11 miliardi di dollari e ricadute, nel 2026, che potrebbero limare il rimbalzo.
Economia Usa: crescita rallentata nel breve, recupero nel 2026
Gran parte dell’attività economica persa durante lo shutdown sarà recuperata nei prossimi mesi, grazie al pagamento degli arretrati e alla riassunzione dei lavoratori federali licenziati. Tuttavia, sottolinea Dennis Shen, economista di Scope Ratings, gli effetti si faranno sentire nell’ultimo trimestre di quest’anno, con un rallentamento del Pil statunitense, che dovrebbe perdere “alcuni decimi di punto percentuale” rispetto alle stime precedenti. Secondo l’esperto il contraccolpo sarà compensato da una ripresa nei primi mesi del 2026, portando la crescita annuale al 2,4%, in rialzo rispetto al 2,1% previsto per quest’anno. La Congressional Budget Office (CBO), però, prospetta che circa 11 miliardi di dollari di attività economica siano andati perduti in modo permanente, soprattutto nel settore dei trasporti e dei consumi.
Effetti dello shutdown Usa: servizi in ritardo e dati economici bloccati
La riapertura del Governo - sottolinea a sua volta Blerina Uruci, capo economista Usa di T. Rowe Price - permetterà al Bureau of Labor Statistics (BLS) di riprendere rapidamente la pubblicazione dei dati economici sospesi dal primo di ottobre. Il rapporto sull’occupazione di settembre (già quasi completo prima della chiusura) dovrebbe uscire entro pochi giorni, mentre quelli di ottobre e novembre subiranno ritardi. Il mercato dovrebbe fare la ‘tara’ a queste statistiche poiché durante la chiusura molti dipendenti federali (pari allo 0,4% della forza lavoro civile) sono stati messi in congedo non retribuito. Questo, secondo Uruci, potrebbe tradursi in un temporaneo aumento del tasso di disoccupazione per ottobre, ma si tratterebbe di un picco una tantum, destinato a riassorbirsi con la riapertura delle agenzie.
Per quanto riguarda l’inflazione di ottobre, questa non potrà essere calcolata, mentre i dati di novembre potrebbero essere pubblicati in ritardo. L’esperta stima che lo shutdown abbia ridotto la crescita del Pil reale di 0,1-0,2 punti percentuali a settimana, per un impatto complessivo di 0,7-1,4 punti nel quarto trimestre, destinato però a essere recuperato già nei primi tre mesi del nuovo anno. Tuttavia, la prolungata assenza di dati ha aumentato l’incertezza in vista della prossima riunione del FOMC, prevista per dicembre. L’assenza di dati aggiornati su occupazione e inflazione ha infatti accentuato le divisioni all’interno della Fed e, osserva Uruci, se i nuovi dati confermeranno un indebolimento del mercato del lavoro, cresceranno le probabilità di un taglio dei tassi, che al momento l’esperta stima al 50%.
Shutdown Usa: polarizzazione e rating
Il lungo blocco ha evidenziato non solo le fragilità operative della macchina statale, ma anche la crescente polarizzazione politica a Washington. Lo shutdown record, sottolinea infatti Shen, riflette le difficoltà di governance che gli Stati Uniti stanno affrontando. Anche per questo motivo, infatti, Scope Ratings ha recentemente abbassato la nota di merito sul debito sovrano statunitense da ‘AA’ a ‘AA-‘: in particolare a causa delle tensioni istituzionali e dei rischi di gestione fiscale.
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