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Venezuela al bivio

Juan Guaidò si è autoproclamato presidente, i titoli di stato hanno registrato un'impennata del 7% e Usa, Canada e altri Paesi hanno appoggiato e riconosciuto l'autoproclamazione. Solo il Messico ha comunicato di non riconoscere in Guaidò la nuova autorità di riferimento.

24/01/2019
occhi e bandiera venezuela
Presidenza in Venezuela

I mercati finanziari guardano con ansia all’avvio di una fase che potrebbe decretare la fine della presidenza di Nicolas Maduro in Venezuela. Juan Guaidò si è autoproclamato presidente ed ha ottenuto l’appoggio di Usa e Canada.

I titoli di stato del paese sudamericano hanno registrato un’impennata del 7% dopo che il leader dell’opposizione Juan Guaidò si è autoproclamato nuovo presidente del Venezuela. Il presidente Usa Donald Trump e il primo ministro candese Justin Trudeau hanno comunicato che riconoscono Guaidò come presidente del paese. Il medesimo appoggio e riconoscimento è pervenuto a stretto giro dai leader di Colombia, Perù, Brasile, Ecuador, Paraguay, Costa Rica, Argentina e Cile. Per il momento, tra i paesi facenti parte dell’universo latinoamericano, solo il Messico ha comunicato di non riconoscere in Guaidò la nuova autorità di riferimento per Caracas. Il tutto avviene mentre nella capitale venezuelana e in altre città di primo piano stanno prendendo piede manifestazioni popolari anti-Maduro.

Sui mercati finanziari, i government bond venezuelani recupera il 30% del nominale e si porta sui livelli dello scorso giugno. Il rendimento del titolo a otto anni scende del 4% e si porta al 33%. Si tratta di 4 miliardi di usd di emissioni governative aventi scadenza nel 2027, che attualmente si trovano in una posizione di default. I recuperi dei prezzi si sono rapidamente estesi anche ad altre scadenze di government bond e alle emissioni del colosso petrolifero nazionale Pdvsa.

Secondo gli esperti in bond emergenti, il rimbalzo affonda le radici più nel livello estremamente basso raggiunto dalle quotazioni dei titoli che nelle reali prospettive di un’uscita in tempi brevi dalla crisi del paese (attanagliato da un’iperinflazione senza precedenti che ha ridotto alla fame più della metà della popolazione e messo in moto flussi migratori in uscita dal paese che hanno coinvolto milioni di cittadini).

La prudenza è d’obbligo in uno scenario in cui i militari potrebbero ancora una volta schierarsi con Maduro. Tuttavia, le ragioni economiche sembrano aver assunto un peso rilevante in un paese allo stremo. Non è chiaro come e quanto Maduro possa continuare a restare al suo posto se Caracas perdesse la possibilità di vendere il suo petrolio agli Stati Uniti.

Maduro ha annunciato la rottura immediata delle sue relazioni diplomatiche con gli Usa ed ha invitato i diplomatici statunitensi ad abbandonare il paese. Dopo che Donald Trump ha riconosciuto ufficialmente Guaidò come nuovo presidente del paese, Maduro ha dato 72 ore al personale diplomatico nordamericano per fare le valigie. Al contrario, Guaidò ha invitato gli statunitensi a rimanere nel paese per avviare una nuova stagione.

I problemi del Venezuela con i mercati finanziari hanno subito un sensibile deterioramento a novembre del 2017, quando Maduro ha annunciato la sospensione del pagamento degli interessi su alcuni titoli. La decisione fu presa da Maduro dopo che l’amministrazione Trump ha proibito alle banche di negoziare ogni tipo di ristrutturazione del debito con il paese caraibico. Stando ai dati raccolti ed elaborati da Bloomberg, attualmente il Venezuela accumula 9 mld di usd di interessi non pagati ai possesori dei suoi bond. Gli operatori di mercato sperano che un cambio di rotta nella politica del paese possa riavviare la produzione petrolifera, attualmente ai minimi storici. L’obiettivo è duplice: riattivare la moribonda economia del paese e trovare una soluzione ottimale per risolvere il problema del debito.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

venezuela petrolio usa trump mercati finanziari
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