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Bce: a breve aumento temporaneo dell’inflazione

Nonostante la prevista discesa dell'inflazione, la Bce rileva rischi al ribasso per la crescita, legati agli effetti della politica monetaria, al quadro geopolitico e a potenziali eventi estremi. La ripresa sarà sostenuta dall'aumento dei redditi, dalla tenuta dell'occupazione e dall'export.

27/01/2024
sacchetto con scritta inflazione e freccia in su
Report mensile della Bce

L’inflazione continua ad opprimere la Bce, che lo scorso dicembre ha mantenuto invariati i tassi di interesse proprio perché prevede un temporaneo aumento delle tensioni sul breve termine. È quanto emerge dal primo bollettino che ha diffuso nel 2024, dove riporta le proprie stime al riguardo. Queste indicano per quest’anno solo una graduale riduzione dell'inflazione, che poi dovrebbe avvicinarsi al 2% nel 2025 e scendere all’1,9 nel 2026. Nel dettaglio, le previsioni parlano per il 2024 di un tasso medio del 2,7% (distante quindi dal target ufficiale del 2%), che si confronta con la media stimata per il 2023 più alta (5,4%).

Gli aumenti dei tassi hanno frenato la domanda e i prezzi

L’Eurotower, ancora una volta, riconosce come la propria politica monetaria abbia impattato sull’economica, considerato che le condizioni di finanziamento più restrittive hanno contribuito a limitare la domanda e frenato l’inflazione. Le ripercussioni dei passati aumenti dei tassi non si sono comunque fermate qui. Gli stessi esperti della Banca centrale europea prevedono infatti una crescita economica piuttosto contenuta nel breve periodo, che sarà seguita da una ripresa, alimentata nel medio termine dall'aumento dei redditi reali, favorito dall’inflazione in calo, dalla robusta crescita dei salari e dalla tenuta dell’occupazione.

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Crescita economica modesta anche nel 2024

La ripresa, secondo la Bce, sarà sostenuta anche dall’allinearsi della dinamica dell’export e dai miglioramenti della domanda estera. Nel complesso, il tasso di incremento medio annuo del Pil in termini reali passerebbe dal 3,4% del 2022 allo 0,6 nel 2023, per risalire allo 0,8 nel 2024 e stabilizzarsi all’1,5 nel 2025 e nel 2026. Nel confronto con le proiezioni dello scorso settembre, le prospettive per il tasso di crescita del Pil sono state riviste lievemente in calo per il periodo 2023-24 sulla scorta dei dati pubblicati di recente e dei segnali di debolezza ricavati dalle indagini congiunturali, mentre restano invariate per il 2025.

Rischi al rialzo per l’inflazione e al ribasso per il Pil

Così, nonostante la prevista graduale discesa dell’inflazione, la Bce ritiene che i rischi per la crescita rimangano orientati al ribasso, a causa delle incertezze legate agli effetti della propria politica monetaria, ai problemi geopolitici e a potenziali eventi meteorologici estremi. Ovvero sono i medesimi fattori che, secondo la stessa Eurotower, sono dietro ai rischi al rialzo per l'inflazione (possono influenzare i prezzi energetici). Nonostante questo, l'impegno primario del Consiglio direttivo rimane quello di riportare l'inflazione al 2% nel medio termine e, per farlo, ha intenzione di mantenere i tassi restrittivi finché necessario.

Verso la definitiva normalizzazione del bilancio dell’Eurosistema

Per questo la Bce continuerà a seguire un approccio guidato dai dati per determinare livello e durata adeguati dell’orientamento restrittivo. Inoltre, come deciso il 14 dicembre, ha confermato di voler chiudere entro il 2024 la normalizzazione del bilancio dell'Eurosistema, riducendo gradualmente il portafoglio del PEPP. Intanto ammette che le prospettive per la stabilità finanziaria restano fragili in un contesto segnato da crescita debole, quadro geopolitico e condizioni di finanziamento più restrittive. In particolare, la situazione potrebbe peggiorare se i costi di provvista delle banche dovessero salire più delle attese e se i debitori dovessero avere più difficoltà nel rimborsare i prestiti.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

bce tassi inflazione
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