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ESG: una scelta sostenibile penalizza i rendimenti?

La scelta di asset ESG non implica una penalizzazione per i rendimenti che gli investitori si possono aspettare. Studi accademici mostrano che tale equazione è errata. La resa di tale investimento, secondo un’analisi, dipende comunque dagli obiettivi che si pone l’investitore stesso.

06/03/2023
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Analisi su sostenibilità contro rendimenti

La sensibilità verso gli investimenti targati ESG è in forte crescita ma, allo stesso tempo, aumenta tra i risparmiatori anche il dubbio se questa scelta significhi anche fare a meno dei rendimenti. Per Willem Schramade, head of sustainability client advisory di Schroders, la risposta breve a questa domanda è ‘no’. Le evidenze accademiche, spiega, dimostrano che gli investimenti sostenibili in genere non riducono i rendimenti. La risposta più sfumata, aggiunge, invece è 'dipende'. Sì, gli approcci agli asset sostenibili possono migliorare i profili di rischio-rendimento, grazie a una migliore gestione del rischio, una migliore analisi dei fondamentali e/o a esposizioni a fattori più favorevoli. Per contro, possono comunque anche danneggiare questi stessi profili a causa di eccessive riduzioni nell’universo degli investimenti. Dipende molto, quindi, dagli obiettivi e dai metodi utilizzati.

Fondamentale capire prima gli obiettivi

Per questo motivo è fondamentale per un investitore capire quali sono i propri obiettivi e dove effettivamente vuole arrivare. I target di un investimento sostenibile, secondo Schramade, sono generalmente di due tipi, entrambi di vario grado (da inesistenti a molto ambiziosi), e possono essere combinati a vari livelli. Il primo è individuato ne ‘la sostenibilità come mezzo per ottenere risultati finanziari' (questo è l’obiettivo della maggior parte dell’integrazione ESG). Il secondo è rappresentato dalla ‘sostenibilità come obiettivo in sé’, ovvero ottenere migliori risultati sociali e ambientali, in cui i clienti possono stabilire risultati desiderati molto specifici. Oggi spesso gli investitori istituzionali vogliono essere ambiziosi in entrambi, mentre la relazione tra questi due obiettivi non è semplice: in alcuni casi si rafforzano a vicenda, in altri comportano alcuni compromessi.

I diversi livelli di ambizione

Chi persegue il primo target, nella sua forma più superficiale, punta semplicemente ad accontentare gli stakeholder e le autorità di regolamentazione, evitando danni alla reputazione. Nella sua versione più ambiziosa, l’intento è raggiungere una migliore comprensione e gestione del rischio, delle opportunità e dei rendimenti, in un modo che combina dati e analisi previsionali fondamentali. Ciò, secondo l’esperto, può effettivamente migliorare molto i profili di rischio-rendimento.

Anche la seconda dimensione presenta diversi livelli di ambizione. In questo caso lo spettro inizia con l’assenza di obiettivi di questo tipo, ma la maggior parte degli investitori è passata alla fase successiva: l’obiettivo di evitare i danni più gravi, ad esempio escludendo i trasgressori del Global Compact delle Nazioni Unite, la più grande iniziativa volontaria di sostenibilità aziendale al mondo.

I due modi nei criteri di scelta

Gli investitori hanno una potente arma: possono essere più severi nelle loro esclusioni e selezionare gli investimenti per fare del bene, formulando criteri di scelta positivi. Schramade sostiene che ciò possa essere fatto in almeno due modi. Quello ovvio è di scegliere asset che abbiano un impatto positivo dimostrabile. Il modo meno semplice è quello di investire in aziende che abbiano un contributo negativo al valore sociale o ambientale, ma con l’impegno di migliorare fortemente il loro contributo tramite un engagement attivo. Una volta chiariti gli obiettivi si possono affrontare le altre questioni: come rendere operativi gli obiettivi? Come definire il successo? Quali strategie utilizzare? Quali compromessi sono necessari? Come misurare i risultati? Con quali dati? Come comunicarli agli investitori? Come spiegare loro che non rinunciano ai rendimenti, anche se sembra che sia così?

Nel complesso, secondo Schramade, la presunta contrapposizione tra le aziende gestite in modo sostenibile e i rendimenti che esse producono si può dire che non sia corretta. È infatti difficile capire come si possano generare rendimenti senza considerare la sostenibilità in un contesto in cui le sfide della sostenibilità creano rischi, opportunità e interventi politici e sociali.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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