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Turismo: superato lo choc resta la crisi strutturale

La ripartenza del settore del turismo è al rallentatore: mancano quasi del tutto i turisti stranieri e le prospettive per la stagione invernale, a causa dei nuovi focolai, non sono buone. Il comparto chiede aiuti pubblici più efficaci e l’utilizzo dei fondi Ue.

08/10/2020

Il settore del turismo continua a risentire degli effetti della pandemia e, anche se ha superato lo choc iniziale, si trova ora in una profonda recessione. Purtroppo la soluzione ai suoi problemi sembra distante dall’essere trovata, poiché le misure di sostegno al comparto approntate fin qui dal Governo sono insufficienti. Gli stranieri latitano e, a parte pochissime eccezioni (come le città d’arte), anche gli italiani. I numeri rivelano la cruda realtà: la  fiducia del viaggiatore italiano calcolata da SWG per conto di Confturismo-Confcommercio registra a settembre il settimo segno consecutivo pesantemente al di sotto dei valori pre-Covid: 57 punti (su scala da 0 a 100), 12 in meno rispetto a settembre 2019.

La ripartenza è al rallentatore

Ma questo non è l’unico segnale di allarme: l’indice ha registrato infatti tra febbraio e maggio valori ben più al di sotto delle medie di stagione. Tuttavia da luglio è tornato ad avere le stesse oscillazioni dell’anno precedente ma sempre, sistematicamente, con 10-12 punti in meno. In pratica, sottolinea una nota, la domanda sembra avere sì avere superato lo choc del coronavirus, ma si è assestato su valori notevolmente più bassi rispetto al passato. E l’approssimarsi della stagione invernale, che si sta già caratterizzando con nuovi focolai della pandemia e il rischio di nuovi lockdown, secondo l’analisi di Confturismo-Confcommercio, non promette nulla di buono per gli operatori del settore.

Le prospettive per la stagione invernale non sono buone

Infatti, se a ciò aggiungiamo che si va verso l’inverno, stagione in cui, anche per motivi climatici, è di norma sensibile la domanda di destinazioni intercontinentali da parte degli italiani, e che la crisi dei flussi turistici di origine estera non accenna minimamente ad affievolirsi, complici anche le ipotesi di recrudescenza dell’epidemia da più parti ventilate, tutti gli indicatori convergono verso la stessa direzione: quella della crisi strutturale del settore del turismo del nostro Paese.

Le città d’arte unico spunto positivo

Unica notizia positiva è la ripresa di interesse per le città d’arte, città e piccoli borghi nella programmazione degli italiani per gli short break autunnali. Questa boccata di ossigeno però non ha nulla di paragonabile a vacanze vere e proprie, dato che si tratta di piccole pause di 2-3 giorni al massimo, ma per queste mete, che continuano a essere colpite pesantemente dalla mancanza di turismo straniero (arrivi e presenze -95% tra marzo e giugno) si tratta comunque di un piccolo segnale di incoraggiamento.

Sarà il turismo interno a movimentare il mercato

Guardando in prospettiva, gli operatori rilevano che continua ad esserci molta Italia nei programmi di viaggio dei connazionali per i prossimi mesi. Il turismo domestico, secondo previsioni, rappresenterà il 92% del totale (era il 76% a settembre 2019), e comincia ad affacciarsi la voglia di Natale, con il Trentino Alto Adige in seconda posizione. Per l’8% che invece risponde che sceglierà destinazioni estere, scompaiono mete classiche – come Stati Uniti, Mar Rosso ma anche Regno Unito – a vantaggio di mete continentali come Germania e Austria.

Patanè, indirizzare i fondi Ue anche nel turismo

Le misure di sostegno al turismo attualmente disponibili non sono assolutamente sufficienti, ha affermato il presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patané, secondo cui c’è bisogno che il Governo riconosca il ruolo del turismo e che questo recuperi pienamente le sue potenzialità, soprattutto per ottenere e indirizzare al meglio i fondi del Recovery Fund che rappresentano l’ultimo treno per il rilancio del settore. “Siamo leader del turismo mondiale e dobbiamo agire da leader anche in questo momento”, ha sottolineato ancora Patané, il quale suggerisce alcune misure per ripartire: come sottoporre tutti i turisti in uscita e al ritorno a test Covid rapidi, per riaprire in sicurezza i flussi internazionali, e sollecitando gli altri Paesi a fare lo stesso. In mancanza di questo presupposto, ha precisato, ogni intervento fatto finora sarà stato inutile.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

turismo covid confcommercio
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