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Norvegia e Danimarca in testa per sostenibilità

26/11/2018

La nuova classifica di sostenibilità dei Paesi Ocse. Confermato il terzetto di testa, composto da Norvegia, Danimarca e Svizzera, mentre la Francia di Macron scivola nuovamente fuori dall’universo investibile. Focus sull’Italia (che non si muove dalla 29esima posizione): le ragioni di una delusione annunciata.

L’Europa, in particolare quella del nord e di lingua tedesca, si conferma assoluta dominatrice della classifica semestrale sulla sostenibilità dei 35 Paesi Ocse presentata da Degroof Petercam Asset Management - società pioniere negli investimenti responsabili. Dal 2007 la società di gestione effettua questa analisi con lo scopo di definire l’universo di investimento più sostenibile. Rispetto all’ultima rilevazione il podio risulta immutato, con Norvegia, Danimarca e Svizzera a comporre il terzetto di testa.

L’Islanda spodesta la Svezia dal quarto posto, la Germania rimane sesta, mentre l’Austria rientra tra i primi dieci (in decima posizione) a scapito della Nuova Zelanda. Degna di nota è la performance della Francia che, pur perdendo una sola posizione, scivola nella metà peggiore della classifica, uscendo dall’universo investibile (in compagnia di Paesi come gli Stati Uniti, il Giappone e la Spagna).

L’Italia (29esima) conferma il suo posizionamento, rimanendo nella metà bassa della classifica, una costante dall’inizio delle rilevazioni di Degroof Petercam AM. Negli ultimi cinque anni il punteggio totale registrato dal Paese si è aggirato tra 50 e 55, a causa di limiti strutturali quali la debolezza delle istituzioni in termini di trasparenza e rispetto dei valori democratici, la distribuzione della ricchezza e l’accesso a cure sanitarie di qualità.

La dimensione dell’istruzione e dell’innovazione è particolarmente deficitaria: l'Italia rimane indietro in termini di investimenti in ricerca e sviluppo, accesso a internet e di numero di laureati. La percentuale di appartenenti alla fascia di età 25-34 che hanno raggiunto il livello più alto di istruzione è infatti ampiamente al di sotto della media Ocse.

Di conseguenza, il Paese mostra un forte e continuo aumento della quota di Neet, giovani che non hanno un impiego, non studiano e non sono impegnati in percorsi formativi professionali. Se si considera l'evoluzione della disoccupazione di lunga durata e di quella giovanile, la situazione non è promettente, anche guardando alle prospettive demografiche: in primo luogo, il tasso di fertilità in Italia rimane molto basso, pesando sull'indice di dipendenza degli anziani. L'immigrazione, infine, difficilmente risolverà il problema, dato che l'Italia conta uno dei tassi più alti di adulti nati all'estero che non hanno completato nemmeno l'istruzione secondaria superiore.

La classifica dei Paesi Ocse viene elaborata analizzando oltre 60 indicatori di sostenibilità, che possono essere influenzati dal governo di una nazione e i cui dati devono essere quantificabili, comparabili ed essere forniti da fonti ufficiali internazionali attendibili (es. World Bank, FMI, UNDP, Freedom House, World Economic Forum).

Tali indicatori vengono raggruppati in cinque pilastri: (i) Trasparenza delle Istituzioni e Valori Democratici, (ii) Tutela dell’Ambiente, (iii) Popolazione, Salute e Distribuzione della Ricchezza, (iv) Istruzione e Ricerca & Sviluppo, e (v) Economia. Gli indicatori utilizzati per elaborare la classifica sono stati recentemente aggiornati, assegnando un peso maggiore a fenomeni di crescente importanza quali i fenomeni migratori, l’istruzione e la biodiversità.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

sviluppo sostenibile norvegia danimarca italia
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