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Italia: verso il 2026 con un mercato azionario più maturo
Le small e mid cap hanno recuperato, perché i dazi Usa hanno favorito i titoli domestici. Per il 2026, calo dei tassi, cicli più favorevoli e flussi dal FNSI dovrebbero migliorare liquidità e valore, pur restando un nodo per alcuni investitori. Il quadro è positivo, ma non privo di rischi globali.
La combinazione tra stabilità politica, maggiore interesse da parte degli investitori esteri e un’Europa impegnata a ritrovare equilibrio crea le condizioni per un 2026 positivo per il mercato azionario italiano. È quanto prospettano i gestori Fabio Caldato e Simone Benini, portfolio manager di AcomeA SGR, evidenziando un Paese che può vantare basi solide e un ventaglio di opportunità, ma dove la selettività nella scelta dei titoli rimarrà un fattore decisivo. In particolare, sottolineano i due esperti, uno dei principali punti di forza del Paese è la continuità politica, diventata un elemento sempre più raro in Europa e apprezzata anche dalla stampa internazionale, soprattutto quella anglosassone. Questo clima contribuisce al mantenimento di uno spread contenuto e rafforza la fiducia degli investitori stranieri, consolidando un mercato che appare più maturo e meno esposto a shock interni.
Il confronto con la Francia e le banche sotto i riflettori
Il confronto naturale dell’atmosfera che si respira a Piazza Affari è quello con la Francia, dove l’incertezza politica ha pesato sulla volatilità del principale indice azionario, il CAC40. Infatti, pur avendo registrato un andamento positivo dall’inizio di quest’anno, la Borsa d’Oltralpe oggi resta nettamente indietro rispetto alla Borsa italiana: è possibile un riavvicinamento, anche se Caldato e Benini escludono una vera inversione delle tendenze relative. Quest’anno il settore bancario italiano è stato uno dei protagonisti del mercato azionario, grazie a capitali robusti e operazioni di consolidamento. Ma nel 2026, avvertono gli esperti, con il margine di interesse destinato a crescere più lentamente, sarà comunque necessario privilegiare le banche con modelli di business più diversificati e con ancora margini di integrazione dalle operazioni straordinarie appena concluse.
Sotto i riflettori agricoltura, chip, infrastrutture e lusso
Oltre alle banche, AcomeA guarda con interesse all’industria: con alcuni settori ciclici che stanno già mostrando i primi segnali di risveglio: l’agricoltura è tra i comparti più pronti alla ripartenza, mentre i semiconduttori evidenziano un recupero più graduale. Nei consumi discrezionali, il lusso potrebbe trarre beneficio delle riorganizzazioni avviate, pur in un contesto di corsi più stabili. L’automotive rimane invece caratterizzato da visibilità ridotta, ma con un miglioramento nella gestione delle scorte. Tra i settori più promettenti c’è quello infrastrutturale, sostenuto sia dalle esigenze di riqualificazione energetica sia dall’ultima fase di attuazione del PNRR, che concentra molte delle opere in chiusura. Da segnalare il settore digital, che include diverse realtà (PMI soprattutto) coinvolte in servizi legati all’IA e allo sviluppo di data center, dove la domanda continua a superare l’offerta.
PMI: potenzialità da esprimere e nodi di liquidità
Il 2025 ha segnato un forte rimbalzo delle small e mid cap locali: l’FTSE Italia Small Cap ha eguagliato la dinamica dell’FTSE MIB. L’interesse per i titoli domestici è stato favorito dall’aumento dei dazi Usa, che ha spinto gli investitori verso esposizioni meno sensibili ai contesti globali. Nonostante il recupero, la crescita è rimasta concentrata su pochi titoli, mentre molte PMI quotate non hanno ancora espresso il loro potenziale. Per il 2026 AcomeA si attende un proseguimento del trend positivo, favorito dal calo dei tassi, dal miglioramento di alcuni cicli economici e dai flussi legati al Fondo Nazionale Strategico Indiretto (FNSI), che potrà sostenere la liquidità dei mercati domestici. La questione della liquidità rimane però centrale: rappresenta un limite per alcuni investitori istituzionali, ma crea anche occasioni di ingresso per chi è disposto ad accettare una parziale illiquidità.
Scenario costruttivo, con rischi globali da monitorare
Strumenti come i fondi PIR, nonostante i deflussi del 2023-24 legati a un’errata percezione sulla normativa fiscale, restano efficaci per investire nelle PMI e stanno tornando a registrare flussi positivi. Accanto ai PIR, secondo i gestori, mantengono un ruolo determinante family office e holding di investimento, meno soggetti a richieste di disinvestimento e spesso attori chiave nelle nuove quotazioni. AcomeA ha dunque una visione positiva sull’Italia, con le valutazioni ancora interessanti e i possibili benefici indiretti dei grandi piani di investimento Ue, incluso quello tedesco. Al momento non emergono rischi specifici per il Paese, anche se eventuali frenate dell’economia globale o tensioni geopolitiche, avrebbero inevitabili ripercussioni anche su Piazza Affari. L’Italia, però, va verso il 2026 con fondamentali più equilibrati e una base di investitori domestici in evoluzione.
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