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Faang, la correzione come opportunità d’acquisto

21/02/2019

Nel medio-lungo termine, passata la tempesta, queste società hanno a disposizione modelli di business e liquidità da investire tali da progredire anche in presenza di una normativa più restrittiva e maggior controlli fiscali.

I giganti tecnologici di Wall Street hanno subito una brusca frenata lo scorso ottobre. Nonostante la correzione sia stata di circa il 15%, le cosiddette Faang ((Facebook, Apple, Amazon, Netflix e Alphabet) sono riuscite a chiudere il 2018 con un progresso medio dell’8%, un risultato nettamente superiore al +3% archiviato dal Nasdaq 100. Le Borse europee, quella giapponese e gli altri indici azionari statunitensi hanno chiuso l’anno in territorio negativo.

I timori per il futuro delle Faang si sono materializzati in un periodo in cui la maggior parte delle banche d’investimento, società di gestione e istituzioni internazionali, prevedono che il 2019 sarà un anno di decelerazione economica, senza tuttavia arrivare alla tanto temuta recessione che accompagna storicamente la fine del ciclo espansivo statunitense. La guerra dei dazi tra Washington e Pechino domina l’agenda del nuovo anno, tuttavia, pone anche in rilievo la ricerca di una strategia d’investimento improntata alla selezione dei titoli delle aziende che possono comportarsi meglio nel nuovo scenario di riferimento.

Una revisione al ribasso delle quotazioni dei titoli tecnologici appariva inevitabile dinanzi a previsioni sui risultati considerate dai più insostenibili. Per il 2019 le stime indicano una variazione positiva dei risultati delle tecnologiche a una sola cifra, ancora elevata ma meno forte rispetto a quella registrata negli ultimi anni. L’introduzione di alcuni dazi condiziona inevitabilmente l’andamento di alcune tipologie di business ma ha anche effetti indiretti derivanti dal fatto che numerose società cinesi stanno rinviando a data da definirsi i propri investimenti. Un effetto a più lungo termine è che la Cina sembra essere costretta dalle circostanze a sviluppare il proprio settore dei semiconduttori. Aziende come il colosso Tencent hanno gi avviato la produzione di chips per l’intelligenze artificiale.

La correzione sperimentata dai titoli delle Faang non è legata in via esclusiva alle preoccupazioni per le negoziazioni sui dazi. Un peso rilevante sul calo dei prezzi è imputabile alle revisioni al ribasso dei risultati pubblicati da Apple, Nvidia e Samsung.

Tuttavia, ualsiasi segnale di tregua nella guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina potrebbe favorire i titoli tecnologici. Nell’ambito delle negoziazioni in corso, uno dei punti che potrebbero pesare sul futuro andamento delle quotazioni delle Faang è quello relativo all’introduzione di una normativa più severa per le grandi società tecnologiche (dopo gli ultimi scandali che hanno coinvolto Facebook e le sanzioni imposte dalla Commissione Europea ad Apple e Google). I governi di alcuni paesi industrializzati sono preoccupati per le dimensioni raggiunte da questi colossi e per la fiscalità di vantaggio che riescono a trarre dal loro posizionamento nello scacchiere internazionale.

La Francia ha annunciato a dicembre che introdurrà nuove imposte sulle grandi società tecnologiche a partire dal 2019. L’obiettivo di Parigi è incassare 500 mln di euro. In Spagna, il governo guidato da Sanchez ha presentato un progetto per tassare le grandi imprese di internet e del commercio elettronico, in linea con le tesi sostenute dalle autorità dell’Unione Europea.  

I gestori alla guida di fondi specializzati nel settore sostengono che nel medio periodo le nuove regole potrebbero interessare i piani di business delle aziende. In tutti i casi, i money manager credono che l’attuale momento di incertezza possa sfociare in buone opportunità di acquisto.

A cura di: Rocki Gialanella

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