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Bancarotta SVB: poche analogie col fallimento Lehman del 2008

I rigidi paletti imposti in Europa difendono le banche locali dalla minaccia di un allargamento della crisi esplosa negli Usa col fallimento di SVB. Pochi analisti credono a un effetto domino, anche grazie al pronto intervento delle autorità che hanno messo in sicurezza anche Credit Suisse.

24/03/2023
fallimento
Gli effetti del fallimento della Silicon Valley Bank

Il brusco sbandamento accusato dai mercati azionari a seguito della crisi della Silicon Valley Bank, e il suo conseguente ricorso al Chapter 11 (la legge statunitense che regola il fallimento assistito), ha pochissime analogie con la crisi innescata nel settembre 2008 dalla bancarotta della banca d’affari Lehman Brothers. Secondo gli analisti, infatti, la preoccupazione degli investitori è stata dettata più dall’emotività e dalla preoccupazione di un effetto sistemico che da elementi oggettivi. Sicuramente il fallimento della SVB, cui – a stretto giro - si sono aggiunti anche quello della Signature Bank (altro istituto Usa) e i gravi problemi di liquidità della Credit Suisse, è stato il primo input che ha messo sotto stress il sistema bancario.

Cordone di sicurezza attorno alla crisi bancaria

Vediamo le differenze che dovrebbero rassicurare gli investitori. In primo luogo, bisogna rilevare la rapidità con cui le autorità hanno cercato di arginare il problema ed evitare il contagio. Il Fondo di garanzia sui depositi degli Stati Uniti, per esempio, ha assicurato il rimborso alle molte startup e imprese high tech clienti di SVB. In Europa, intanto, la Banca centrale svizzera (in collaborazione delle autorità europee e Usa) ha pilotato il salvataggio di Credit Suisse, che sarà acquistata dalla Ubs. Amundi ritiene poco probabile una crisi sistemica perché le banche coinvolte avevano delle peculiarità che le rendevano vulnerabili a una crisi di liquidità, per cui è difficile immaginare situazioni simili su vasta scala.

I paletti più rigorosi delle banche europee

Nel dettaglio, la forte esposizione di Silicon Valley Bank sul debito a lungo termine non sembra una caratteristica comune tra gli istituti europei o nel resto del mondo. Questa differenza, stima Johann Scholtz di Morningstar, potrebbe avere avuto origine dal fatto che l’istituto era esentato dal rispettare coefficienti di liquidità ai quali le banche europee devono attenersi. In tale ambito, il 55% delle attività di SVB erano bond nelle categorie 'disponibili alla vendita'. Senza contare che ci sono differenze delle fonti di finanziamento tra banche europee e SVB. Le prime hanno circa il 14% degli attivi in contanti presso varie Banche centrali e ciò fornisce loro un cuscinetto per qualsiasi esigenza immediata di liquidità, mentre questa quota era del 7% per SVB.

Nessun effetto domino, ma la situazione va monitorata

Inoltre, aggiunge l’esperto di Morningstar, c’è da considerare che anche la base di finanziamento degli istituti di credito europei è molto più diversificata. Circa il 40% dei loro finanziamenti arriva infatti da depositi al dettaglio, mentre per SVB questa fonte di approvvigionamento di liquidità rappresentava appena il 7%. Alla luce di queste considerazioni, e anche se non c’è alcun dubbio sul fatto che quella di Silicon Valley Bank sia la più grande bancarotta nel settore bancario dopo quella di Lehman Brothers, diventa meno probabile un effetto a cascata nel sistema. Anche se, come suggeriscono dalla banca d’affari Amundi, la situazione va comunque monitorata e gli invertitori devono essere pronti ad affrontare un periodo di elevata incertezza e volatilità.

Attesa per una Fed meno aggressiva

Allo stesso tempo, questo terremoto scatenato dalla SVB ha spinto molti analisti a rivedere le loro attese in merito alle politiche creditizie delle principali Banche mondiali e, in particolare, di Fed e Bce. Hanno iniziato a riconsiderare anche le stesse capacità di finanziamento di molte imprese, già messe a dura prova dal rialzo dei tassi. Una sintesi di questa analisi arriva da T. Rowe Price, secondo cui oggi c’è molta incertezza sul futuro percorso della Fed, così come è ragionevole pensare che – dopo i crolli di SVB e Signature Bank - i rialzi di 50 punti base siano diventati fuori discussione. Le aspettative per il picco dei tassi sui Fed funds per i prossimi sei mesi dovrebbero essere più basse una volta che il ritmo di inasprimento rallenterà a 25 punti base.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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