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Economia: l’Italia cresce meno della congiuntura mondiale

Banca d’Italia ha annunciato l’adozione dell'UCI, una nuova misura per l'inflazione di fondo, indicatore che elimina le fluttuazioni a breve termine. Valutati i possibili effetti della crisi del Mar Rosso sull'inflazione, con rischi contenuti per l'area euro anche in uno scenario pessimistico.

29/04/2024
Sede della Banca d'Italia
Report di Banca d'Italia sull'economia

La crescita economica dell’Italia procede al rallentatore rispetto ai miglioramenti (soprattutto nel comparto dei servizi) registrati dalla congiuntura mondiale nei primi mesi di quest’anno. È quanto emerge dal Bollettino di Banca d’Italia, che cita l’esempio degli Stati Uniti, dove la domanda si è mantenuta piuttosto robusta e l’occupazione è salita più delle attese. In Cina, invece, i consumi continuano a risentire della crisi nel settore immobiliare. Notizie contrastanti sono nel frattempo giunte del mercato dell’energia, con i prezzi del greggio che dall’inizio del 2024 hanno segnato un netto rialzo, mentre quelli del gas naturale sono diminuiti. Nulla di nuovo per le politiche monetarie di Fed, BoE e Bce, mentre la BoJ ha alzato i tassi d’interesse, per la prima volta dal 2007, e ha annunciato la fine della strategia di controllo della curva dei rendimenti.

Prima frazione del 2024 sottotono

Tra gennaio e marzo l'attività economica del nostro Paese è così aumentata in misura contenuta, risultando ancora condizionata dalla flessione accusata nel comparto manifatturiero, a fronte di una ripresa che è stata registrata in quello dei servizi. La debolezza dei consumi, che nel periodo considerato avrebbero recuperato solo in parte il calo visto alla fine del 2023, si sarebbe accompagnata a un lieve incremento degli investimenti privati, sostenuti dall’autofinanziamento. Il ritmo della crescita dovrebbe però intensificarsi nel prossimo biennio. Le proiezioni di Via Nazionale, infatti, indicano la crescita del Pil del 2024 a +0,6 per cento (+0,8% al netto della correzione per le giornate lavorative), dell’1 nel 2025 e dell’1,2 nel 2026, beneficiando della ripresa dei redditi reali e della domanda estera.

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I rischi per l’inflazione sono bilanciati

Quest’anno, secondo le più recenti previsioni di Banca d’Italia, l’inflazione diminuirebbe all’1,3 per cento, grazie soprattutto al contributo negativo della componente energetica, per risalire fino all’1,7% nel 2025 e nel 2026. L’inflazione di fondo, sostenuta dalla dinamica dei costi unitari del lavoro, invece si attesterebbe quest’anno al 2 per cento nella media e scenderebbe all’1,7% nel prossimo biennio. Per quanto riguarda i rischi per la crescita, questi sono orientati al ribasso: derivano da un impatto della restrizione monetaria più accentuato di quanto previsto, da effetti più marcati della riduzione degli incentivi al comparto edilizio e dalla possibilità che la debolezza del commercio globale persista più a lungo rispetto a quanto stimato. I rischi sull’inflazione, secondo gli economisti, sono invece bilanciati.

Il Governo approva il Def 2024

Intanto il Governo ha approvato il Documento di economia e finanza 2024. Nel 2023 l’indebitamento netto delle Amministrazioni è sceso del 7,2% del PIL: il calo è inferiore a quanto programmato in autunno a causa dei maggiori costi del Superbonus. L’incidenza del debito sul Pil si è ridotta di circa 3 pp, al 137,3%, soprattutto per effetto del differenziale fra onere medio del debito e crescita nominale. Il Documento di economia e finanza approvato, presenta (considerata la riforma in corso delle regole di bilancio Ue) l’evoluzione dei conti solo nel quadro tendenziale. Nel 2027 l’indebitamento netto diminuirebbe fino al 2,2%. L’incidenza sul Pil aumenterebbe di 2,5 pp nel complesso del triennio 2024-26, a causa dei riflessi di cassa dei crediti di imposta per l’edilizia maturati negli scorsi anni, per poi ridursi leggermente nel 2027.

Arriva l’UCI, nuovo indicatore per l’inflazione

Nel Bollettino di aprile Banca Italia ha illustrato la prossima adozione di una nuova misura di fondo dell’inflazione: la UCI, Underlying Composite Inflation, che coglie la dinamica dei prezzi persistente e diffusa tra le componenti del paniere. L’indicatore elimina le fluttuazioni con periodicità inferiore a un anno e quelle idiosincratiche (non connesse ai co-movimenti tra diverse voci). Ha anche considerato la crisi del Mar Rosso e il possibile impatto. Per ora, precisa, in Europa i rischi legati all'aumento dei costi di trasporto marittimo sembrano contenuti. Anche in uno scenario pessimistico, con costi di trasporto elevati. Nell’area euro l'inflazione aumenterebbe al massimo dello 0,3%. In uno scenario meno negativo, con un calo dei costi entro il secondo semestre, il rialzo dell'inflazione sarebbe dello 0,15% massimo.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

economia italia banca d'italia
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