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Economia: le imprese più pessimiste nel prosieguo del 2022

La quota di imprese che stima che il quadro della nostra economia sia peggiorato rispetto al secondo trimestre è salita di 14 punti al 77,9 per cento. Corrette in rialzo le attese per l’inflazione e in calo quelle sulla domanda e sui piani di investimento. Accesso al credito meno favorevole.

20/10/2022
grafico rialzista sostenuto da alcuni fili
Sono peggiorati i giudizi delle imprese

Il quadro economico prospettico dell’Italia è peggiorato nel corso del terzo trimestre, con i giudizi espressi dalle imprese italiane dell’industria e dei servizi (con almeno 50 addetti) diventati più foschi per quanto riguarda il quadro generale, gli investimenti e l’inflazione. Il loro pessimismo, secondo quanto emerge dalla più recente ricerca condotta da Banca d’Italia (tra il 25 agosto e il 15 settembre), sulle proprie condizioni operative nei prossimi tre mesi si è infatti acuito, continuando a riflettere soprattutto l’incertezza legata a fattori economici, politici e all’andamento dei prezzi delle commodity. In particolare, la difficoltà relativa al costo dell’energia è stata superiore del trimestre precedente.

Il quadro operativo è peggiorato

Nel dettaglio, la quota di imprese che ritengono che la situazione generale sia peggiorata rispetto al secondo trimestre è aumentata di 14 punti al 77,9%, e solo l’1,6% (4,7% nel secondo trimestre) ne riscontra un miglioramento. Oltre il 90% delle imprese stima che la probabilità di un miglioramento del quadro non supererebbe il 25% (sarebbe invece nulla per circa il 60%). È salito il loro pessimismo sulle condizioni operative nei prossimi tre mesi: il saldo negativo fra attese di miglioramento e di peggioramento si è ampliato a 49,2 punti dai 19,6 precedenti. Pur rimanendo sotto il 10%, sono aumentate anche le aziende che stimano un effetto molto negativo della domanda o delle condizioni di accesso al credito.

In frenata gli investimenti

Al peggioramento dei giudizi sulle condizioni per investire si è associata una lieve revisione al ribasso dei piani di investimento per il 2022 da parte delle imprese industriali e dei servizi, che tuttavia continuerebbero ad aumentare la spesa. Il saldo tra giudizi di miglioramento e peggioramento del quadro per investire, già ampiamente negativo dal primo trimestre, si è ulteriormente ridotto, a -60 punti (da -40,9 nel secondo trimestre), tornando sui minimi di inizio 2020 (toccati nella fase più acuta della pandemia). Da segnalare che nel settore delle costruzioni il saldo è invece aumentato (a 18,4 da 14,8), per effetto dei giudizi delle imprese che operano principalmente nell’edilizia non residenziale.

Prospettive meno favorevoli per accesso al credito e domanda

Intanto è tornato a peggiorare anche il parere degli imprenditori sulle condizioni di accesso al credito, con il 21 per cento delle imprese (12,7 nel secondo trimestre) che ha espresso un giudizio negativo contro il 2% che le considera migliori (da 2,9). La posizione complessiva di liquidità sarebbe sufficiente per l’87,9% delle imprese, un valore solo lievemente inferiore a quello della precedente rilevazione. Infine, per le imprese industriali e dei servizi, il saldo tra i giudizi di miglioramento e peggioramento della domanda complessiva nel terzo trimestre è tornato negativo per la prima volta da inizi 2021: a -3,7 punti (da 17,6). Anche la componente estera avrebbe perso slancio nel terzo trimestre.

Aspettative sull’inflazione ai massimi dal 1999

La dinamica dell’occupazione per il quarto trimestre è positiva. La quota di imprese che prevedono di espandere gli addetti risulta superiore di 5,6 punti a quella di chi ne prevede un taglio, divario più contenuto rispetto al secondo trimestre (15,7). Le attese sono più favorevoli nel comparto costruzioni, dove il saldo è salito a 11,7 punti (10,8). Le aspettative sull’inflazione sono cresciute in misura marcata sui diversi orizzonti di previsione, toccando in tutti i comparti i massimi dal 1999, l’inizio della rilevazione. Il tasso medio d’inflazione attesa si attesta al 7,5% tra sei mesi (da 6,4), a 6,9 tra 12 mesi (5,6), a 5,7 tra 2 anni (4,8) e a 4,9% su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (4,3).

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

inflazione economia italiana investimenti
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