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Oro: si affievolisce il suo ruolo di bene rifugio

Per l’oro continua la fase ribassista in atto dalla scorsa estate, alla luce del rallentamento dell’inflazione, del rialzo dei tassi e della relativa buona tenuta attesa per l’economia globale. Sul mercato dei certificati Spectrum l’indicatore relativo è sceso al suo minimo storico di 93 punti.

21/02/2023
Tre lingotti di oro sopra alcuni grafici
Fase ribassista dell'oro

Prospettive tutt’altro che brillanti per le quotazioni dell’oro, il cui ruolo di porto sicuro riconosciuto per antonomasia dagli investitori sembra venuto meno nell’ultimo periodo. È quanto si può leggere dall’andamento registrato dall’indicatore SERIX sul metallo giallo, sceso in gennaio al minimo storico di 93 punti e oggetto di un volume record di certificati scambiati sul circuito Spectrum. Da ricordare che il valore indica il sentiment degli investitori individuali europei, dove un numero maggiore di 100 segna un clima rialzista, mentre un numero inferiore a questo livello uno ribassista. Secondo l’analisi dello stesso mercato, l’aumento del tasso di riferimento deciso dalla Bce è stato un probabile fattore trainante per gli scambi legati all’oro.

L’ampia correzione in atto dalla scorsa estate

In particolare, ha spiegato Michael Hall, responsabile della distribuzione di Spectrum Markets, abbiamo assistito a un costante discesa dell’indicatore sull’oro, a partire dalla scorsa estate. E così, le attività di negoziazione sul metallo prezioso, che tende a essere utilizzato come bene rifugio in tempi di crisi e di incertezza economica, hanno fatto scendere il sentiment al minimo assoluto della storia del SERIX. Si tratta di una correzione molto significativa se si pensa che lo stesso indice, prima dell’estate 2022 - dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia - aveva raggiunto un massimo di 116 punti. In genere, la popolarità dell’oro tende a essere strettamente correlata alle aspettative degli investitori nei confronti di mercati più rischiosi.

La guerra fa meno paura e si vedono gli effetti della Bce

Tuttavia, dopo lo spunto visto nella prima parte dell’anno, alcuni eventi hanno cambiato – in negativo - lo scenario operativo nel prosieguo. In primo luogo, sono stati i successi inanellati dalle forze ucraine che hanno ridato vigore e fiducia all’Europa in particolare, rafforzando la compattezza del mondo occidentale, non solo dal punto di vista politico, ma anche economico. Poi ci sono stati gli effetti della politica monetaria portata avanti dalla Bce, che ha contribuito alla recente diminuzione dell'inflazione nell’Eurozona, all’8,6% dopo il picco storico del 10,6% toccato in ottobre. Senza contare che la stretta sul credito, nel frattempo, ha reso più interessanti gli investimenti correlati ai tassi d’interesse, come le obbligazioni, a lungo lasciati da parte.

L’apprezzamento del dollaro e il rimbalzo della Cina

A giocare contro hanno contribuito anche l’apprezzamento del dollaro, che ha reso più oneroso l’acquisto di oro, e il rimbalzo dell’economia cinese (dopo un lungo periodo di lockdown), che rappresenta uno dei principali motori del ciclo mondiale. Nella stessa direzione vanno anche le attese di nuovi rialzi dei tassi, soprattutto quelli previsti da parte della Fed. Tutto ciò ha distolto l’attenzione degli invertitori dai titoli collegati al metallo prezioso. Anche se alcuni esperti si sono affrettati a descrivere l’ottimismo che si respirava a Davos come prematuro, gli investitori individuali – secondo Hall - sembrano abbracciare una prospettiva più positiva per l’economia, come rivela il sentiment più ribassista sull’oro, bene rifugio di riferimento.

Scesi in area ribassista anche Nasdaq, Dax e S&P

Tornando all’attività del mercato, lo scorso gennaio sono stati negoziati su Spectrum 173 milioni di certificati, nuovo record. Il 33,7% degli scambi è avvenuto fuori dell’orario tradizionale. L’83% dei certificati trattati sono stati sugli indici, il 9,4% sulle materie prime, il 6,3% sulle coppie di valute, l’1,2% sulle singole azioni e lo 0,1% sulle criptovalute. I tre principali mercati sottostanti scambiati sono stati il NASDAQ-100 (26,5%), il DAX 40 (23,4%), e l’S&P-500 (14,8%). Osservando i dati SERIX per i tre principali sottostanti, il sentiment sul NASDAQ-100 è passato da rialzista a ribassista, scendendo da 103 a 99, il DAX 40 è sceso da un punteggio neutro di 100 a un livello ribassista di 96, e l’S&P-500 è sceso da 103 punti a 94, in area quindi ribassista.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

oro spectrum inflazione dollaro
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