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Schroders: il boom dell’azionario Usa potrebbe essere alla fine?

Le valutazioni azionarie Usa si trovano oggi su livelli storicamente alti e questo lascia prevedere che i loro rendimenti in futuro saranno più modesti. La ripresa economica globale favorisce i listini non Usa, mentre la concentrazione high tech potrebbe limitare il mercato d’Oltreoceano.

19/03/2021
Parco divertimenti, con montagne russe e ruota panoramica
Analisi di Schroders, sul boom dell’azionario Usa

Con l’azionario USA che ha chiuso il 2020 con un +21,4%, superando il resto del mondo per il terzo anno di seguito, molti investitori hanno preferito non diversificare i portafogli su scala globale. Comprensibile e non solo perché è già successo: negli ultimi 10 anni l’equity statunitense ha battuto l’azionario non-USA con uno scarto medio di performance dell’8,7% l’anno. Tuttavia, secondo Sean Markowicz, strategist, research and analytics di Schroders è possibile che questo ciclo sia giunto a un punto di svolta. Da novembre 2020, ha notato, l’azionario non-USA ha sovraperformato del 5,2%,con la diffusione dei vaccini per il Covid-19 che ha fatto crescere l’ottimismo economica: potrebbe essere un segnale.

Più opportunità cicliche fuori dagli Usa

Markowicz ha individuato quattro motivi per cui si può pensare che ci stiamo avvicinando alla fine dell’eccezionalismo dell’azionario d’Oltreoceano. Con la pandemia gli investitori si sono rifugiati nei titoli growth difensivi, che rappresentano buona parte della capitalizzazione del mercato Usa. Il valore di queste aziende si è impennato in un contesto di lockdown e maggiore domanda relativa. Tuttavia, se si ritiene che la ripresa economica sia imminente, allora avrebbe senso iniziare a posizionarsi al di fuori degli Stati Uniti, poiché l’azionario non-USA ha un’esposizione molto più ampia ai settori ciclici come energia, industria e materiali, che tendono a performare bene in una fase di ripresa. L’analista da un esempio: se il mercato azionario USA è costituito solo per il 37% della capitalizzazione da settori ciclici, il resto del mondo vanta un 55%. Questa minore esposizione ciclica implica che, quando la pandemia sarà alle spalle, i titoli Usa difficilmente rimbalzeranno tanto quanto i quelli globali.

Le valutazioni Usa hanno raggiunto il picco

Una conseguenza della sovraperformance degli Usa è che oggi, stima Markowicz, le valutazioni si trovano su livelli che storicamente avrebbero prefigurato bassi rendimenti rispetto al resto del mondo. Per la verità le quotazioni azionarie sono elevate ovunque. Ciò non significa che siamo vicini a un crollo dei mercati, ma semplicemente che i rendimenti futuri sul lungo termine potrebbero essere inferiori. E anche se così fosse, le valutazioni relative indicano che le azioni non-USA probabilmente performeranno meglio dei corrispondenti statunitensi.

L’Amministrazione Biden favorisce i mercati emergenti

L’azionario dei mercati emergenti ha sofferto per le tensioni commerciali sotto la presidenza Trump. Ma, con l’Amministrazione Biden, gli analisti si aspettano che le relazioni economiche saranno meno complesse e che le alleanze con i partner degli USA verranno ristabilite. Questo miglioramento sul fronte delle relazioni internazionali avrà effetti positivi sugli scambi commerciali globali e dovrebbe supportare i mercati emergenti orientati alle esportazioni. Anche la tassazione sulle imprese dovrebbe aumentare con Biden e ciò potrebbe impattare sugli utili delle imprese d’Oltreoceano.

La concentrazione high tech potrebbe limitare il mercato USA

Le principali aziende tech statunitensi (Apple, Microsoft, Amazon, Facebook e Google/Alphabet, le cosiddette FAMAG) hanno beneficiato enormemente degli effetti economici della crisi, dato che molte persone dipendono dalla loro tecnologia per lavorare e acquistare da casa. Tuttavia, la loro capitalizzazione è diventata talmente ampia che di fatto sono loro a guidare il mercato: da gennaio 2020 l’indice MSCI USA ha reso il 23 e solo il 15% senza le FAMAG. Il problema di tale concentrazione, ritiene Markowicz, è che se la fiducia nelle Big Tech dovesse deteriorarsi per qualche motivo, ciò potrebbe portare a rendimenti inferiori per tutto il mercato USA. Uno dei motivi alla base di questo ragionamento potrebbe essere la regolamentazione, visto che il Partito Democratico intende procedere in questo senso.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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