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Tassi: Bce pronta a tagliare, l’inflazione non aiuta la Fed

La revisione delle prospettive di un taglio dei tassi Usa potrebbe aumentare l'incertezza e la volatilità dei mercati nelle prossime settimane, limitando i forti rialzi. L'incertezza sui futuri movimenti potrebbe influenzare la liquidità e la durata degli investimenti. Gilt sotto pressione.

19/04/2024
Grafico discendente blu con il logo dell'euro
Prospettive delle politiche monetarie di Bce e Fed

Gli ultimi dati sull’inflazione al consumo negli Stati Uniti allontanano l’obiettivo del 2% della Federal Reserve e, di riflesso, hanno gelato le speranze degli investitori di vedere un taglio dei tassi d’interesse ravvicinato. Anche perché, come sottolineano gli esperti, le indicazioni che continuano ad arrivare ai mercati sottolineano la resilienza dell'economia statunitense, nonostante questa faccia fronte a una carenza di manodopera in vari settori, con impatti ‘surriscaldanti’ sui servizi e sui salari. Non di meno, a influenzare le strategie contribuiscono anche le incertezze relative al futuro economico e politico degli Stati Uniti, con l'attenzione distratta dalla corsa presidenziale e dalle possibili influenze sulle politiche fiscali, commerciali e monetarie, sia a livello nazionale che globale.

L’Eurotower indica un taglio a giugno

Dunque, i dati suggeriscono che non ci sono prove che l’economia d’Oltreoceano abbia bisogno di abbassare i tassi a breve, anche se questa è su una traiettoria ben diversa da quella europea. Infatti, secondo Mark Dowding, fixed Income CIO, Rbc BlueBay, nell’ultima riunione la Bce ha fatto capire che i tempi per un taglio dei saggi di riferimento potrebbero essere ravvicinati, probabilmente a giugno. I mercati, più nel breve termine, dovrebbero invece avere un periodo tranquillo visto che in calendario non ci sono dati macroeconomici rilevanti. Nel frattempo, buona parte degli analisti è impegnata a riformulare le loro previsioni, deragliate alla luce di due dati Usa ritenuti importanti per il futuro: il forte dato sui posti di lavoro e, appunto, l’indice Icp di marzo più alto delle attese (e terzo rialzo di seguito).

Gli esperti rinviano i tagli Fed più verso il 2025

Sembra cambiato lo scenario. Secondo l’esperto sono in pochi, se non nessuno, a ritenere che i tassi di interesse statunitensi debbano salire verso il 6% e, in questo contesto, la maggior parte delle previsioni appare destinata a rimanere fedele alle proiezioni di futuri tagli dei tassi, anche se posticipati più verso il 2025. Se questa prospettiva è valida, l'idea che i tagli dei tassi d’interesse siano in arrivo significa che la speranza che ha sostenuto le valutazioni degli asset è semplicemente rinviata, piuttosto che annullata. In questo caso, gli asset di rischio secondo Dowding potrebbero avere buona performance, con l'economia Usa che continua a crescere in modo deciso. Inoltre, non sembra che ci troviamo in un momento in cui i timori di recessione torneranno alla ribalta, come abbiamo visto a marzo.

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I dati non collaborano con Powell

Tuttavia, aggiunge ancora Dowding, poiché il pensiero comune viene messo in discussione, il futuro può apparire più incerto. Ciò può suggerire la possibilità di un aumento della volatilità e quindi potrebbe limitare la possibilità di un forte rialzo dei mercati nelle prossime settimane. Per il resto, in un mondo in cui la liquidità continua a rendere più dei titoli di Stato, rimane difficile trovare un'argomentazione valida per possedere molta duration, soprattutto per quanto riguarda le scadenze più lunghe. Nel frattempo, a Washington si continua a dire che Powell vorrebbe tagliare i tassi, se solo i dati glielo consentissero. Si discute sul fatto che il Presidente della Fed voglia entrare nei libri di storia come il banchiere che ha padroneggiato l'atterraggio morbido, assicurandosi così una posizione nella hall of fame.

Maggiore pressione in prospettiva per i Gilt

Intanto nell’Eurozona, la Bce ha annunciato un possibile taglio dei tassi tra due mesi. La realtà, spiega l’esperto, è che le economie statunitensi ed europee viaggiano su binari molto diversi e, quindi, è ragionevole pensare a una maggiore divergenza di politiche monetarie. Tuttavia, i rendimenti dei Bund rischiano di essere trainati al rialzo dai Treasury e l'indebolimento dell'euro in termini di valuta estera potrebbe diventare un fattore limitante per l’azione dell’Eurotower nei prossimi mesi. Nel Regno Unito, anche i rendimenti dei Gilt sono saliti, mentre calano le speranze di un taglio dei tassi. Il posizionamento del consenso è stato lungo sui tassi britannici e, dato che gli investitori si sono ritirati dal rialzo della duration a livello globale, questo potrebbe mettere i Gilt sotto maggiore pressione.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

fed bce inflazione
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