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Bce: economia tornerà a situazione pre-Covid dopo il 2022

La Presidente della Bce, Christine Lagarde, ha affermato che l’economia dell’area euro non tornerà ai livelli pre-Covid prima della fine del 2022. Inflazione sotto controllo. Il Board ha nel frattempo lasciato invariati i tassi di riferimento e il programma Pepp.

22/09/2020

L’economia dell’Eurozona non tornerà alla situazione pre-Covid prima della fine del 2022. La previsione è dell’autorevole Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, e l’ha rilasciata nel corso della conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo. Le informazioni pervenute dopo l’ultima riunione di politica monetaria hanno segnalato all’Istituto un forte rimbalzo dell'economia dell'area dell'euro, in linea con le stime precedenti, anche se tuttavia il livello dell’attività rimane ben al di sotto di quelli antecedenti alla pandemia da coronavirus e, comunque, le prospettive restano “fortemente incerte”.

Risalita lenta, -8% stime Pil 2020

Secondo la Bce la risalita sarà dunque molto lenta, anche perché nessuno può oggi escludere le conseguenza di eventuali nuovi eccessi della pandemia. Le loro stime sono infatti piuttosto crude per quest’anno, anche se in lieve miglioramento rispetto a quanto indicato in precedenza, e quelle di medio e lungo termine sono di portata piuttosto modesta. L’ufficio studi dell’Istituto prevede che il Pil dell'Eurozona registrerà un calo dell'8% nel 2020, con una ripresa al ritmo del 5% nel 2021 e del 3,2% nel 2022. A giugno le attese erano per un calo del 9,7% per quest’anno, con un recupero del 5,2% nel prossimo e del 3,3% in quello successivo.

Inflazione sotto controllo, tassi invariati

Quadro sotto stretto controllo invece per quanto riguarda le tensioni sui prezzi. Gli esperti della Bce prevedono che l'inflazione crescerà infatti a un ritmo annuo dello 0,3% nel 2020, dell'1% nel 2021 e dell'1,3% nel 2022. Rispetto a giugno, le stime per l'inflazione sono state confermate per il 2020 e il 2022 e riviste al rialzo per il 2021 (da +0,8%). Confortato da questa situazione, il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.

Confermato programma Pepp

Il Consiglio si attende che i tassi “si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali finché non vedrà le prospettive di inflazione convergere saldamente su un livello sufficientemente prossimo, ma inferiore al 2%, nel suo orizzonte di proiezione e tale convergenza non si rifletterà coerentemente nelle dinamiche dell'inflazione di fondo”. Il Consiglio ha inoltre confermato la dotazione del programma di acquisto per l'emergenza pandemica (Pepp) a 1.350 miliardi, indicando che gli acquisti proseguiranno almeno fino al giugno 2021 e, in ogni caso, finché non riterrà conclusa la fase critica legata al coronavirus. Proseguiranno inoltre al ritmo di 20 miliardi di euro al mese fino a dicembre gli acquisti nell'ambito del programma di quantitative easing.

Nessun riferimento al rafforzamento dell’euro

La Bce, come in passato, anche nella prima riunione dopo agosto, ha evitato di prendere posizione sul rafforzamento dell’euro e questo, secondo Kaspar Hense, senior portfolio manager di BlueBay Asset Management, “dovrebbe essere visto come un segnale di acquisto, fatti salvi i timori per la Brexit, che pesano sull’Europa”. Il board ha anche accennato alla buona accoglienza ricevuta dalle ultime TLTRO3. Ciò significa, secondo Hense, che questo strumento diverrà sempre più importante, in quanto ha un forte impatto perché non prevede un limite inferiore e sottolinea il successo delle azioni di politica monetaria dell’Eurotower.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

bce tassi economia
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