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Economia: imprese italiane più ottimiste del previsto

La congiuntura italiana migliora in tutti i settori. È quanto emerge dall’ultima indagine di Banca d’Italia tra le imprese, che risultano più ottimiste rispetto agli ultimi tre mesi del 2022 grazie alla ripresa della domanda e del rientro dell’inflazione. Condizioni del credito stabili.

14/04/2023
documenti aziendali su tavolo di ufficio
Valutazione dell'economia da parte delle imprese

Il quadro economico italiano è meno fosco di quanto ci si aspettasse all’inizio dell’anno. Il ministero dell’Economia scommette (nel documento di programmazione economico-finanziaria del Paese) su una crescita del Pil di quest’anno dello 0,9% annuo. Leggermente meno ottimista appare l’Fmi, ma è significativa la sua correzione al rialzo delle precedenti stime, riviste a +0,7% dal +0,6% indicato appena lo scorso gennaio. In sintonia con questo clima è il risultato dell’indagine condotta da Banca d’Italia (24 febbraio-17 marzo) presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi (con almeno 50 addetti): nel primo trimestre i giudizi di peggioramento della situazione economica generale sono risultati meno diffusi rispetto all’ultimo quarto dello scorso anno.

Ripresa della domanda e meno tensioni per i costi dell’energia

Contemporaneamente, secondo la ricerca di Palazzo Koch, sono anche migliorate le aspettative delle aziende sulle proprie condizioni operative nel trimestre successivo, sospinte dalla ripresa della domanda e dall’attenuarsi delle difficoltà legate agli elevati prezzi dell’energia e all’approvvigionamento di materie prime e input intermedi. C’è tuttavia da sottolineare che le valutazioni di peggioramento delle condizioni delle aziende per investire restano superiori a quelle di miglioramento, anche se il saldo è diventato molto meno negativo rispetto all’indagine precedente. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, l’accumulazione di capitale proseguirebbe anche nel 2023 e si assocerebbe a una espansione dell’occupazione nei prossimi tre mesi.

L’inflazione rientra dai picchi, al 6,4% nei prossimi 12 mesi

Scenario rassicurante anche per i prezzi. Le attese delle imprese dell’inflazione si sono ridotte su tutti gli orizzonti temporali, al 6,4% sui 12 mesi e al 5,3% a 2 anni e 4,8% tra 3 e 5 anni. Il quadro è corroborato dal fatto che i prezzi di vendita - sebbene abbiano continuato a crescere a ritmi sostenuti nell’ultimo anno – per la prima volta da fine 2020, le imprese ne prefigurano un rallentamento nei prossimi 12 mesi in tutti i comparti, eccetto che nell’edilizia residenziale. Nel primo trimestre 2023 la quota di aziende che hanno espresso giudizi di peggioramento sull’economia rispetto ai tre mesi precedenti si è pressoché dimezzata (al 23,7%), pur restando tuttavia superiore a quella di chi ne ha osservato un miglioramento (al 14,9% dal 6,3%).

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La congiuntura migliora in tutti i settori

Intanto, nel dettaglio, dalla ricerca di Via Nazionale emerge che il saldo tra le valutazioni di miglioramento e di peggioramento delle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, molto negativo dall’inizio del 2022, si è pressoché annullato in tutti i settori. Quasi un terzo delle imprese della manifattura e dei servizi riporta un aumento delle vendite dall’inizio dell’anno, a fronte di circa un quarto che ne ha indicato una riduzione (entrambe le quote erano intorno al 27% nella precedente indagine). La crescita della domanda è stata particolarmente sostenuta nelle costruzioni. Circa la metà delle imprese attive nel comparto residenziale ha dichiarato che una parte dei propri lavori ha beneficiato delle agevolazioni connesse al Superbonus.

Attesa domanda in aumento, condizioni del credito stabili

Secondo le attese, nei prossimi tre mesi la domanda è destinata a rafforzarsi ulteriormente in tutti i settori: il 45,9% delle aziende prevede infatti una crescita delle vendite, mentre solo il 13,2% ne prevede una contrazione (da 31,5 e 20,4 nella rilevazione precedente). Per quanto riguarda le condizioni di accesso al credito, queste nel primo trimestre sono considerate stabili da oltre tre quarti delle aziende, e peggiori per la quasi totalità delle restanti (in linea con quanto dichiarato nei due trimestri precedenti), mentre la posizione complessiva di liquidità continuerebbe a essere sufficiente o più che sufficiente per il 91% delle imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi e per l’83,5% di quelle delle costruzioni.

Mercato del lavoro ancora positivo

La quota delle imprese che prefigurano un aumento della spesa per investimenti fissi nel 2023 rispetto al 2022 continua a superare quella di chi ne prevede una riduzione, di 14,6 punti percentuali (come nella scorsa rilevazione). Il divario è particolarmente marcato tra le grandi imprese dell’industria in senso stretto e dei servizi (33,8 punti percentuali), e tra quelle edili che operano prevalentemente nel comparto residenziale (22,7). Le aspettative sui livelli di occupazione nel secondo trimestre rimangono positive in tutti i settori: la quota di imprese che prefigura un aumento degli addetti è superiore di 17,8 punti percentuali a quella di chi ne prevede un calo, un valore alto storicamente, in crescita da 11,1 nella rilevazione precedente.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

banca d'italia imprese inflazione
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