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Inflazione: negli Usa la battaglia non è ancora vinta

Negli Usa il rientro delle tensioni sui prezzi visto in luglio e agosto ha alimentato la speculazione sulla possibilità di un prossimo taglio dei tassi da parte della Fed. Secondo gli esperti questo potrebbe essere un azzardo poiché le tendenze a breve termine dell’inflazione sono preoccupanti.

03/11/2023
grafico con dollari ed euro
Analisi sulle prospettive dei tassi negli Stati Uniti

Gli investitori che hanno iniziato a scommettere su una flessione dell’inflazione statunitense e, quindi, su un correlato taglio dei tassi d’interesse, rischiano di rimanere scottati. Oltreoceano, avvertono infatti gli analisti, la battaglia contro l’inflazione non è affatto vinta. Sullo scenario, a scapito della tendenza positiva che l’indicatore aveva mostrato negli ultimi mesi, sono intervenuti fattori i cui effetti rappresentano più di un’incognita. Tra questi la nuova crisi in Medio Oriente e la repentina impennata dei prezzi del petrolio. Ne è convinto, tra gli altri, Tim Murray, capital markets analyst di T. Rowe Price, che prende le misure alla costante tendenza al ribasso registrata – dal picco dell’8,93% accusato nel giugno 2022 - dall’indice dei prezzi al consumo Usa.

La media mobile a tre mesi è in netto rialzo

L’invito è guardare attentamente i movimenti dei prezzi, soprattutto quelli più recenti. Nonostante i dati più elevati registrati a luglio e agosto di quest’anno, l’indice Cpi core, che esclude le categorie volatili (come i beni alimentari ed energetici), ha continuato a diminuire. Ciò, ha osservato l’analista, ha portato il mercato a speculare sul fatto che la Fed potrebbe presto interrompere il ciclo rialzista dei tassi per passare alla loro riduzione. Una lettura che si è vista soprattutto sulle curve dei rendimenti. Però, secondo Murray, sebbene siano stati dati incoraggianti, le tendenze a più breve termine, che di solito offrono maggiori informazioni sullo stato corrente dell’inflazione, sono preoccupanti. La media mobile dell’indice dei prezzi al consumo a tre mesi è infatti salita dall’1,9% di luglio al 3,98% ad agosto.

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Segnali che i progressi si stanno attenuando

Nel dettaglio, spiega l’esperto, è calata l’inflazione shelter (ovvero la componente legata ai servizi abitativi), che costituiva ben il 34% del paniere Cpi Usa lo scorso agosto, e gli indicatori prospettici indicano una continua tendenza al ribasso. Tuttavia, nel frattempo, altre categorie sono soggette a pressioni al rialzo nel breve e medio termine. In particolare, l’energia che, dopo una serie di contributi negativi che durava da 12 mesi, lo scorso agosto ha subito una brusca virata al rialzo, a seguito dell’impennata dei prezzi del petrolio (a causa della riduzione dell’offerta da parte dei Paesi produttori). Da ricordare che, nelle ultime settimane, il greggio ha continuato a correre a causa della guerra in Medio Oriente. I fondamentali del settore energetico indicano, per altro, un aumento dei costi del petrolio.

L’offerta di petrolio rimane modesta

Infatti, osserva Murray, la risposta dell’offerta globale al rincaro del petrolio è stata modesta. Senza contare che il numero di piattaforme petrolifere e di gas attive negli Stati Uniti, che rappresenta un utile indicatore delle tendenze dell’offerta energetica, è nel frattempo diminuito. Anche le scorte di petrolio si sono ridotte rapidamente e ci sono indicazioni secondo cui gli aumenti di produttività nel settore petrolifero Usa potrebbero aver raggiunto il picco dopo essere cresciuti per oltre un decennio. Tutto a favore del fantasma inflazione. Per il futuro, l’analista ritiene che il braccio di ferro tra l’allentamento dei prezzi shelter e l’aumento dei costi in altre categorie, come l’energia, potrebbe spingere la Fed a mantenere i tassi più alti più a lungo di quanto molti investitori si aspettino.

Sono da preferire gli asset reali a scapito dei Treasury

Sulla base di questa considerazione, rivela Murray, l’Asset Allocation Committee di T. Rowe Price ha recentemente aumentato l’esposizione agli asset reali, compresa un’ampia allocazione in titoli legati al settore energetico, e ha ridotto la posizione in Treasury a lungo termine, che potrebbero subire venti sfavorevoli se i tassi d’interesse rimanessero elevati per un periodo prolungato.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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