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Correlazione tra Borse e geopolitica? Solo nel breve termine

20/12/2017

Volgendo lo sguardo al passato, la storia dimostra che in molte occasioni mantenere la calma è stato l’atteggiamento giusto per superare i momenti di maggiore tensione nello scacchiere geopolitico.

I mercati sono diventati ‘insensibili’ a queste vicende o sono entrati in una fase in cui riescono a evitare di sovrastimare l’impatto della politica domestica sulle Piazze azionarie internazionali? A supporto di questa tesi, passiamo in rassegna alcuni degli eventi che sono stati capaci di provocare forti preoccupazioni in seno agli investitori di ogni parte del pianeta.

L’11 settembre

In seguito all’attacco terrorista alle torri gemelle di New York e al Pentagono a Washington, le Borse soffrirono un pesante shock nei due giorni successivi all’evento. Il Dow Jones perse il 14% dall’11 al 21 settembre, ma a partire da quel giorno la calma tornò sui mercati e nell’arco di appena due mesi l’indice si era riportato sui livelli registrati prima del’attentato. L’ultimo trimestre del 2001 si chiuse con un rialzo del 4% dell’indice rispetto ai valori di settembre.

La Brexit

L’ultimo grande shock geopolitico è stata la decisione –inattesa- da parte dei cittadini britannici di votare a favore dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. I listini hanno perso terreno nei primi giorni post referendum ma coloro che hanno mantenuto i nervi saldi hanno chiuso l’anno con un progresso del 5% rispetto ai livelli pre-Brexit.

La lezione è chiara: anche se gli eventi geopolitici possono avere un impatto profondo sulle nostre vite individuali, l’impatto sui mercati finanziari globali tende ad essere di breve durata e anche i fenomeni più intensi vengono metabolizzati nel medio periodo.

Attualmente, le negoziazioni in corso per definire i termini della Brexit, la crisi catalana e la minaccia nordcoreana potrebbero avere impatti significativi sui listini locali e sui destini delle Borse internazionali nel breve termine. Tuttavia, la storia insegna che gli effetti nel medio termine sui mercati internazionali tenderanno a essere riassorbiti.

La Seconda Guerra Mondiale

Il mese di settembre del 1939 ha segnato l’inizio di questa tragedia per l’umanità. Dal 1940 al 1943 l’indice Dow Jones accumulò perdite continue, toccando il suo minimo alla fine di aprile del 1942, dopo aver accusato una svalutazione superiore al 20%. Nonostante ciò, molto prima che si chiudesse il conflitto, l’indice dei titoli industriali Usa aveva già recuperato il terreno perso. Nell’aprile del 1943 il suo livello era quello registrato nel settembre del 1939 e, nell’ottobre del 1945, a solo un mese dalla fine delle ostilità, era già un 20% al di sopra del livello pre- guerra.

La crisi missilistica a Cuba

Durante la crisi dei missili a Cuba, la tensione tra i leader degli Stati Uniti e dell’Unione Sovietica subì un’ascesa tale da far temere lo scoppio di una guerra nucleare. L’attrito nacque dopo che l’Unione Sovietica aveva installato dei missili nucleari a Cuba, ad appena 150 km dalle coste meridionali degli Stati Uniti. La crisi geopolitica durò appena 12 giorni, tra il 16 e il 28 ottobre del 1962. In Borsa il periodo buio non durò molto più. L’indice Dow Jones arrivò a perdere il 5% ma, alla fine della disputa, aveva già recuperato le perdite e alla fine del mese di novembre era riuscito a guadagnare oltre il 10%.

L’assassinio di John Fitzgerald Kennedy

Il 22 novembre del 1963, giorno della morte del presidente Usa John Fitzgerald Kennedy, il mondo tremò e lo fece anche il Dow Jones con un calo superiore al 3%. Il giorno dopo l’indice aveva già archiviato la paura e saliva del 4,5%. Il mercato azionario Usa chiuse quell’ultimo periodo del 1963 con un rialzo del 4,5%.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

borse guerra brexit crisi listini azionari
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