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Europa, le ragioni di chi ci crede

08/03/2019

In un precedente articolo avevamo visto che, nonostante la forte ripresa dei mercati azionari e la buona tenuta di quelli obbligazionari, non mancano i pessimisti sulle prospettive economiche e finanziarie dell’Europa. Le imminenti elezioni europee, che potrebbero dare una grande forza ai partiti sovranisti, l’inevitabile incremento dei tassi di riferimento, la situazione dell’Italia e una serie di altri problemi potrebbero nel giro di qualche mese rendere la situazione del Vecchio continente molto difficile.

Ma non mancano neppure gli ottimisti. In questo articolo verranno esaminate proprio le argomentazioni di chi pensa che questa area del mondo, che resta cruciale nell’economia globale, possa mettere a segno interessanti crescite. Vediamo i punti principali a favore.

Tassi. La notizia è recentissima: Mario Draghi, che a novembre lascerà la guida della Bce, ha annunciato che la Banca Centrale Europea non toccherà il tasso di riferimento fino alla fine del 2019, ben due mesi dopo la scadenza del suo mandato. Inoltre con il rinnovo del programma Tltro, che finanzia a tassi negativi il sistema bancario, ha dato una spinta positiva all’intero apparato creditizio del continente e di conseguenza alle aziende. Positivo anche il riacquisto dei bond in scadenza messi in portafoglio con il quantitative easing.

Guerra commerciale depotenziata. Sulla base delle prime comunicazioni, sembrava che gli Stati Uniti avessero nel mirino nella loro guerra commerciale dichiarata a mezzo mondo non solamente la Cina, ma anche l’Europa. Soprattutto le auto, che sono una delle basi della crescita della Germania, apparivano i beni più penalizzati. Attualmente i rapporti con gli Usa sono più distesi ed è probabile che su questo fronte non ci siano danni enormi.

Tecnologia. Gli anni passati hanno visto una crescita enorme sui mercati delle aziende It americane e cinesi. In questo campo finora l’Europa ha avuto poco da dire. Ma il boom delle azioni growth ha riguardato soprattutto i produttori di beni di consumo o coloro che offrono servizi alle grandi masse. La prossima sfida tecnologica, soprattutto con l’industria 4.0, riguarderà soprattutto il modo di produrre (robotica, internet delle cose, ecc.) e dovrebbe vedere una grande rivoluzione all’interno delle fabbriche. E in questo campo il Vecchio continente è probabilmente molto più avanzato dei due giganti che finora hanno dominato l’hi-tech.

Ovviamente non si tratta di cambiamenti che avverranno in un giorno e soprattutto è probabile che i grandi gruppi Usa e della Repubblica Popolare recuperino una parte del ritardo, ma in questa fase l’Europa ha in mano le migliori carte da giocare in un settore cruciale per tutto lo sviluppo del pianeta.

Utili. Non è che le aziende continentali siano dei mostri nella creazione degli utili, però gli ultimi dati sono interessanti: parlano di una crescita media dei profitti delle maggiori società quotate  vicina al 10%, sicuramente uno dei livelli oggi più alti tra le grandi aree economiche. Inoltre si tratta di un risultato in crescita, nettamente migliore di quelli registrati negli anni precedenti.

Small e mid cap. Le piccole e medie imprese sono sicuramente uno dei grandi punti di forza di tutta la struttura europea. Non solamente in Italia, ma anche in Francia e Germania le realtà di minori dimensioni si sono sempre comportate meglio rispetto alle blue chip: basta vedere gli indici di riferimento di questa categoria, che sul lungo periodo hanno avuto risultati non inferiori e talvolta addirittura superiori al Nasdaq e all’S&P500 per capirlo.

Conclusione. Stabilire se alla fine prevarranno i fattori positivi o quelli negativi è sempre molto difficile e soprattutto lo è in questo caso, con una vastissima area economica che presenta situazioni molto diverse tra loro. Probabilmente molto dipenderà dalla durata del ciclo economico globale: in un mondo che continuerà a crescere l’Europa potrà fare la sua parte e forse anche in maniera migliore rispetto ad altre macroaree, mentre se arriverà una recessione certamente non sarà il nostro continente ad andare in controtendenza.

A cura di: Alessandro Secciani

Parole chiave:

europa tassi utili tecnologia bce
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