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Europa: sconta la forte dipendenza dall’import di energia

Le pressioni sui prezzi che derivano dalla fiammata delle materie prime e in particolare dalle fonti energetiche rischiano di trasformare permanente le nuove tensioni inflative. Secondo gli esperti c’è una visione troppo ottimistica rispetto all’inflazione Usa.

23/09/2021
Termosifone bianco
La forte dipendenza dell'Europa dall'import di fonti energetiche

L’Europa è povera di fonti energetiche primarie. Se si eccettua l’esigua autonomia che ha dall’idroelettrico, è costretta a importare tutto, dal gas al petrolio, per riscaldarsi e per fare marciare la propria economia. Questa condizione di dipendenza comporta una grave vulnerabilità anche per i consumatori che, come abbiamo tristemente visto, sono chiamati a fare i conti con le conseguenze – nelle bollette dei prossimi mesi – soprattutto con il prezzo del gas più che triplicato da questa estate. Il trend si è ripercosso anche sulle quotazioni del petrolio. Il fatto che le scorte di gas nel Vecchio continente siano particolarmente basse mette in una posizione di forza il suo principale fornitore, la Russia.

Quale sarà l’impatto sull’inflazione?

Questo rapporto potrebbe sollevare interessanti questioni geopolitiche ma, secondo Mark Dowding, CIO di BlueBay, al momento il tema più grande è capire l’impatto inflativo che rischia di avere nei prossimi mesi il surriscaldamento della componente energetica. Il discorso, ogni giorno che passa, diventa sempre più serio: le pressioni sui prezzi in molte economie sono state elevate per carenze di fornitura. Gli alti costi di trasporto e le disruption in Cina – che rappresenta un terzo della produzione globale – suggeriscono che gli effetti ritenuti finora transitori potrebbero persistere per almeno altri sei mesi, se non di più.

Il Paese più a rischio è la Gran Bretagna

Il Paese più a rischio è la Gran Bretagna, perché è un forte importatore di gas e perché pecca di capacità di stoccaggio. Uno shock dei prezzi dell’energia potrebbe portare l’inflazione d’Oltremanica oltre il 6% nei prossimi mesi, che è ben sopra il 4% indicato come punto di riferimento della Banca Centrale. Dowding si è chiesto se un’inflazione più alta comporterà un aumento delle tasse e un calo dei consumi. Già oggi, comunque, si può dare per certo un amento delle bollette. In altri Paesi i bilanci dei consumatori sono sani e i risparmi sono aumentati durante la pandemia. Questo mix, dice l’esperto, suggerisce che i consumatori possano continuare a spendere anche se i prezzi salgono.

Visione troppo ottimistica per i prezzi Usa

Negli Stati Uniti il recente superamento dei target d’inflazione rischia di sollevare le attese di surriscaldamento dei prezzi e rendere più volatili i mercati finanziari. Anche se il rapporto sugli indici dei prezzi al consumo di agosto statunitensi non è stato negativo, Dowding ritiene che pensare che l’inflazione Usa abbia già raggiunto il picco e che tenderà a diminuire col venir meno dei fattori transitori rappresenti oggi una visione troppo ottimista. Non di meno il responsabile di BlueBay prevede che l’inflazione rimarrà vicino al 5% almeno fino a Pasqua. Nel mentre i mercati sono in attesa di capire se la Fed annuncerà formalmente i piani di taper (comunque già ampiamente segnalati ai mercati).

Nell’Ue poco effetto il taglio delle tasse per limare le bollette

Nel frattempo, nell’Eurozona i rendimenti obbligazionari dei mercati periferici hanno registrato un modesto rialzo mentre le mosse di Grecia, Spagna e Italia di tagliare le tasse per alleviare l’impatto dei costi energetici più elevati non sembrano aver preoccupato gli investitori obbligazionari. Tuttavia, Dowding si aspetta un maggiore controllo fiscale da parte dei falchi del Nord Europa, man mano che l’economia dell’area si riprende.

Le carenze del continente hanno varie radici

Tornando al tema dell’inflazione e dei prezzi dell’energia: i prezzi più alti del gas dovrebbero continuare a essere sostenuti da una domanda robusta e dalle politiche verdi, che hanno visto l’Europa allontanarsi dal carbone e dal nucleare dopo il disastro di Fukushima in Giappone cinque anni fa. Con le energie rinnovabili che faticano a colmare il gap, sembra che dovremo abituarci a prezzi più alti.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

bluebay gas petrolio inflazione
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