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Eurozona: fine 2023 stagnante, modesta ripresa a inizio 2024

La Bce, sebbene nell’Eurozona l'economia rimanga debole nel breve termine, prevede un rafforzamento nel lungo periodo. Bene il percorso dell’inflazione. Esistono però rischi al ribasso per le politiche monetarie poco accomodanti, la frenata dell’interscambio mondiale e il quadro geopolitico.

22/02/2024
vista aerea di Francoforte dominata dalla sede della bce
Bollettino economico della Bce di febbraio

L'economia dell'Eurozona è rimasta stagnante nel quarto trimestre del 2023, dopo un anno di crescita sostanzialmente piatta, a causa della debolezza del commercio mondiale e della politica monetaria restrittiva. È quanto emerge dal bollettino economico della Bce di febbraio, dove si rilevano comunque segnali che anticipano un modesto miglioramento della crescita nel corso del primo trimestre di quest’anno. Gli economisti, inoltre, prevedono un graduale miglioramento della congiuntura nel corso del 2024, supportato dall'aumento del reddito disponibile reale e dalla crescita dei salari. Nel frattempo, la Bce ha tenuto a sottolineare che la tendenza dell'inflazione di fondo ha continuato a diminuire, mentre i dati salariali indicano un aumento della crescita delle retribuzioni contrattuali durante il terzo trimestre del 2023.

L’effetto base sfavorevole sull’inflazione

Insomma, l’attenzione dell’Eurotower è puntata sull’inflazione, come rivela il fatto che le pressioni salariali rimangono forti, anche se si osservano segnali di raffreddamento nell’ultima parte del 2023. A dicembre l’inflazione è risalita al 2,9%, a causa di un effetto base sfavorevole: la fine di alcune misure di bilancio precedentemente adottate per attenuare l’impatto degli elevati prezzi dell’energia (anche se l’incremento è risultato più debole rispetto alle attese). Al di là di questo effetto base, comunque, l’inflazione ha confermato la propria complessiva tendenza discendente. A dicembre la sua componente alimentare si è ridotta al 6,1 per cento. Anche l’inflazione al netto di energia e alimentari è nuovamente diminuita, raggiungendo il 3,4 per cento, per effetto del calo al 2,5 per cento di quella relativa ai beni.

Tensioni sui prezzi ancora in calo nel 2024

L’inflazione – riporta il bollettino - dovrebbe attenuarsi ancora nel 2024, in un contesto in cui gli shock energetici pregressi, le strozzature dal lato dell’offerta e la riapertura delle attività dopo il Covid esauriscono i propri effetti, e grazie a una domanda attenuata dalla politica monetaria restrittiva. Intanto, riconosce la Bce, le misure delle aspettative di inflazione a più breve termine hanno registrato una marcata flessione, mentre quelle a più lungo termine si collocano in prevalenza attorno al 2%. Un quadro prospettico in cui l’Eurotower ha trovato un equilibrio con la conferma della politica monetaria, largamente scontata dal mercato, nella riunione del 25 gennaio scorso. I tassi, secondo il Consiglio direttivo, sono a un livello che fornisce un contributo sostanziale al raggiungimento del target del 2%.

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L’economia prenderà forza sul lungo periodo

La Bce riconosce che i dati recenti segnalano ancora un’economia debole nel breve periodo. Alcuni indicatori prospettici, tuttavia, suggeriscono un rafforzamento del trend su un orizzonte più lungo. Spicca il mercato del lavoro che si conferma robusto. Il tasso di disoccupazione (6,4% a novembre) è tornato al livello più basso dall’introduzione dell’euro e gli ingressi nelle forze di lavoro sono saliti. Al tempo stesso ha frenato la domanda di manodopera. I Governi, al fine di frenare rischi inflativi a medio termine, dovrebbero continuare a revocare le misure di sostegno connesse alla crisi energetica. Le politiche strutturali e di bilancio dovrebbero essere formulate con l’obiettivo di accrescere la produttività e la competitività dell’economia e ridimensionare gradualmente gli elevati rapporti tra debito pubblico e Pil.

La spada di Damocle nel quadro geopolitico

L’economia, dalla valutazione dei rischi, rimane orientata verso il basso, con potenziali impatti negativi da politiche monetarie più forti del previsto, un peggioramento della congiuntura globale e un rallentamento del commercio mondiale. Il quadro geopolitico, con le guerre in Ucraina e Medio Oriente, è un’altra fonte di incertezza, con potenziali perdite di fiducia e interruzioni nell’interscambio mondiale. Al contrario, la crescita potrebbe essere superiore se l'aumento dei redditi portasse a maggiori spese o se l'economia mondiale si espandesse più rapidamente. Tuttavia, stima la Bce, ci sono rischi al rialzo anche per l'inflazione legati alle tensioni geopolitiche, che potrebbero aumentare i costi energetici e di trasporto, e alla possibilità che le retribuzioni o i margini di profitto aumentino più del previsto.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

bce inflazione pil
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