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Treasury bond sotto pressione

15/01/2018

Attenzione ala continua accelerazione del Pil e dell’inflazione, al processo di normalizzazione dei tassi d’interesse e alla riduzione del bilancio da parte della Fed

Bill Gross, attualmente gestore di Janus Henderson, noto come ‘il re dei bond’ per I risultati conseguiti grazie alla sua gestione obbligazionaria, ha sostenuto che i rumors sui Treasury rappresentano uno dei tanti campanelli d’allarme sul prossimo avvio di una fase ribassista per i bond a tasso fisso. Secondo Gross, la tendenza rialzista –che è incorso da quasi 25 anni- sui titoli a media (5 anni) e lunga (10 anni) scadenza si è rotta. Il gestore fa riferimento non solo al debito Usa ma anche alla debolezza mostrata negli ultimi tempi dai Bund tedeschi e dai Gilt britannici.

Osservando i dati relativi ai rendimenti, si nota che dall’inizio del nuovo anno il rendimento del Treasury è cresciuto di 18 punti base, quello del Bund di 11 punti base e quello dei Gilt di 9,5 punti base. E’ probabile che il vero banco di prova nei prossimi mesi sarà il ritmo di ritirata degli stimoli monetari da parte delle principali banche centrali. Nelle intenzioni della Fed c’è il mancato reinvestimento dei titoli in scadenza, in quelle della Bce e della BoJ la riduzione degli acquisti. I tassi dovrebbero crescere in buona parte dei mercati industrializzati, con in testa Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Norvegia, Svezia, Nuova Zelanda e Australia.

Stando alle informazioni diffuse da Bloomberg, i funzionari cinesi starebbero rivedendo gli investimenti detenuti in asset stranieri dal gigante asiatico e avrebbero raccomandato al Governo di ridurre gli acquisti di titoli di stato Usa. Quali sono i fattori alla base di questa valutazione? Da un lato, il mercato dei government bond a stelle e strisce sarebbe attualmente meno appetibile rispetto alle opportunità offerte da altre asset class e, per altro verso, le tensioni in materia di politiche commerciali tra i vertici di Pechino e la presidenza Trump.

Il Dipartimento del Tesoro Usa si è già detto pronto a intervenire a supporto dei Treasury e incrementare gli acquisti di titoli di stato dal momento in cui la Federal Reserve comincerà a tagliare il proprio bilancio. Da questo atteggiamento si evince che il Tesoro potrebbe ampliare il suo raggio d’azione per compensare anche gli eventuali minori acquisti operati dalla Cina. I rumors su queste ipotesi hanno pilotato al rialzo il rendimento annuo offerto del Treasury decennale (ora al 2,7%), il livello più elevato dallo scorso marzo.

Lo scenario d’incertezza sul futuro a breve termine dei Treasury è stato alimentato anche dalle valutazioni espresse dall’agenzia Fitch, che ha reiterato l’avvertenza sulla possibile perdita –temporanea- del rating AAA per i government bond Usa nel caso in cui le autorità non riescano a trovare, nei prossimi mesi, un accordo per l’innalzamento del tetto del debito. Se il Congresso Usa non provvederà all’innalzamento del tetto del debito, il Dipartimento del Tesoro Usa potrebbe non avere più margini per l’emissione di nuovi titoli tra fine marzo e l’inizio di aprile.

Il team di Fitch ha sostenuto che agli Usa non basterà onorare il pagamento delle cedole sui titoli emessi per continuare a fregiarsi della Tripla A, ma che la mancata copertura di altre emissioni domestiche non sarebbe compatibile con lo status di AAA. Ricordiamo che nel 2011, a causa dei disaccordi in seno al Congresso sull’innalzamento del tetto del debito, l’agenzia Standard and Poors decise di togliere agli Usa la tripla A. Da allora, S&P mantiene un rating AA+ per il debito della maggiore economia del pianeta. Moody’s mantiene invece la linea seguita da Fitch e continua a valutare al massimo livello di affidabilità creditizia i Treasury.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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